Il Papa venuto da lontano tra i grandi d’Europa

ANSA/L'OSSERVATORE ROMANO
ANSA/L’OSSERVATORE ROMANO

CITTA’ DEL VATICANO. – La sfilata delle auto blu verso il Vaticano comincia nel pomeriggio intorno alle 17. Le vetture sfilano con le loro bandierine. La prima sembra essere quella del Portogallo poi via via le altre, quella tedesca, l’olandese, fino a quella blu con le stelle gialle dell’Europa. Un’ora dopo, alle 18, il Papa incontrerà nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, uno dei luoghi più belli all’interno delle mura leonine, i capi di stato e di governo per un discorso lungo e denso sull’Europa, che deve ritrovare la speranza e il futuro ripartendo dai valori e dall’uomo, lasciandosi alle spalle i muri e le dure regole della finanza.

Lui, argentino, torna nuovamente a parlare, accorato, di quel continente al quale guarda tutto il mondo, e che comunque gli è caro anche per le sue origini familiari.

I primi ad arrivare sono i rappresentanti delle istituzioni europee, da Federica Mogherini ad Antonio Tajani e Jean-Claude Junker ma la sala affrescata vede man mano arrivare tutti i leader del vecchio continente. La delegazione italiana è guidata dal premier Paolo Gentiloni, per la prima volta in Vaticano in questa veste di Presidente del Consiglio, ma ci sono, tra gli altri, anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano e il sottosegretario alla Presidenza Maria Elena Boschi.

E poi i vertici degli altri Paesi dalla cancelliera tedesca Angela Merkel al presidente francese Francois Holland; sono 27 in tutto con le loro delegazioni. Alcuni accompagnati dal o dalla consorte. Gli ultimi ad arrivare i danesi che in fretta e furia prendono posto sulle poltroncine di velluto rosso pochi istanti prima dell’arrivo del Papa.

Il clima è quello delle occasioni solenni con il rigido codice che stabilisce come sedersi e come vestirsi. Ed è chiaramente il blu il colore dominante con qualche tocco di fantasia solo per le cravatte degli uomini. A parte il premier greco Alexis Tsipras che sceglie di non indossarla neanche in questa occasione.

(ANSA/AP Photo/Andrew Medichini/pool)

Il Papa entra e molti hanno dei fogli in mano: sono quelli del discorso che il pontefice pronuncerà. Qualcuno tira fuori lo smartphone per immortalare il momento con una foto. E’ Tajani ad aprire l’evento e comincia a parlare, in onore del Papa latinoamericano, in spagnolo. Gentiloni invece per cortesia agli ospiti conclude il suo discorso in inglese.

Il Papa ascolta in silenzio, annuisce, la faccia seria; e poi prende la parola. Un discorso fitto, senza digressioni o battute, che mira dritto alle coscienze e ai cuori di quell’Europa che non deve lasciare indietro nessuno e aprire le braccia a chi viene da lontano, magari perché scappa da una guerra o dalla povertà. E alla fine i leader applaudono e il clima serio si scioglie poi nei saluti.

Tante le strette di mano del Papa ai politici e anche qualche abbraccio più caloroso. Tanti i sorrisi e, forse, anche qualche battuta. Poi tutti nella Cappella Sistina per la foto ricordo dell’evento. Accanto al Papa il suo Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. L’incontro è durato precisamente un’ora e Francesco alla fine guarda l’orologio al polso, come sua consuetudine. I tempi annunciati (dalle 18 alle 19) sono stati rispettati al secondo.

La giornata in Vaticano era cominciata con un dispiegamento visibile di forze dell’ordine e militari. Ma anche con il solito via vai di pellegrini, turisti e ragazzi in gita scolastica. L’unica nota diversa dalla quotidianità del quartiere che ruota intorno al Vaticano, l’assenza dei camion-bar e dei venditori ambulanti di oggetti religiosi.

E una sala stampa particolarmente affollata dove si intrecciano tutte le lingue d’Europa in una selva di macchine fotografiche e telecamere. Per il resto in Vaticano una giornata come le altre. Una vigilanza serrata ma discreta. Attimi di tensione solo in mattinata per un pacco sospetto a Borgo Sant’Angelo, rivelatosi poi un falso allarme.

(di Manuela Tulli/ANSA)

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