Confcommercio, Italia a rischio stagnazione

CERNOBBIO (COMO). – Italia a rischio stagnazione, micro imprese ancora schiacciate dal ‘credit crunch’, fine del “cortisone Draghi” che farà emergere tutti i limiti strutturali della nostra economia. E’ un quadro tutt’altro che ottimistico quello che viene tracciato dalla Confcommercio, che vede nei dazi minacciati da Trump un rischio per tutti: per chi li subisce ma anche per chi li impone.

“Siamo gli eredi della tradizione dei mercanti italiani e di Marco Polo, crediamo nella libertà del commercio e nella forza e qualità del ‘made in Italy’: i dazi mi preoccupano e mi auguro siano solo un annuncio”, afferma il presidente dell’associazione Carlo Sangalli aprendo il tradizionale Forum primaverile di Cernobbio.

Ma Sangalli disegna soprattutto “uno scenario poco rassicurante” soprattutto per problemi interni, spiegando che “per l’anno in corso vediamo qualche segnale di ripresa, anche se i consumi per il clima di fiducia ancora debole manifestano qualche rallentamento con le famiglie prudenti nei consumi e le imprese che accusano un calo del credito”.

L’Italia infatti non riesce a superare la crisi: quest’anno il Pil dovrebbe aumentare dell’1,1% (rispetto all’1% previsto in ottobre), mentre nel 2018 la crescita rallenta allo 0,8% contro una prima stima dell’1,2%. Anche i consumi di fatto sono in stagnazione (+0,8% quest’anno, +0,7% il prossimo), con la pressione fiscale che non lascia quota 43%. Ed è scarsa la crescita dell’occupazione: le unità lavorative per anno (Ula) sia nel 2017 sia nel 2018 dovrebbero crescere di un marginale 0,6%.

Come se non bastasse, dopo il calo dello 0,1% registrato nel 2016, quest’anno i prezzi al consumo in Italia aumenteranno dell’1,5% e nel 2018 la crescita dovrebbe accelerare al 2%. L’Italia intanto si conferma penultima in Europa per crescita dal 2014 a oggi, con l”incubo’ di venire sorpassata l’anno prossimo anche dalla Grecia: il Pil della penisola in due anni è salito di due punti, contro i 40 dell’Irlanda, prima della graduatoria.

Il peggio viene però dalle stime sul quarto trimestre dell’anno prossimo: l’Irlanda sarà ancora prima a 150 punti sulla base 100 del 2014, bene anche ‘big’ come Regno Unito (109) o Germania (107,7), mentre l’Italia dovrebbe trovarsi 27esima a quota 104,1 con la Grecia che, se confermerà le proiezioni del Fondo monetario, sarà a quota 104,9. Sul fronte del credito solo l’11% delle piccolissime imprese, quelle entro i nove addetti, “vengono soddisfatte” dal sistema bancario mentre per le grandi il tasso quasi si quadruplica al 41%.

“Il credit crunch c’è e si vede”, afferma l’associazione, con Sangalli che fornisce un dato inquietante. “Il sistema bancario italiano ha dovuto fare fronte a sfide e criticità ingenti, sia sul piano interno sia sul versante internazionale, tuttavia il credito alle imprese continua a ridursi, con una perdita rispetto alla fine del 2011 di quasi 120 miliardi”, conclude il presidente della Confcommercio.

(dall’inviato Alfonso Neri/ANSA)

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