Fao: “Lo sviluppo agricolo italiano è un modello”

Campo agrícola
Entre el 2008 y el 2017, la producción de maíz cayó en –65%;  arroz, -68%; sorgo, -95%; caña de azúcar, – 62%; café, – 70%; papa, -88%; tomate, -53%; cebolla, 77%; pimentón, -69% y naranjas, – 41%.
Campi campo paesaggio agricolo collina agricoltura veduta dall’alto campagna fattoria azienda agricola aziende agricole by claudio colombo fotolia

BRUXELLES. – Il modello di sviluppo agricolo italiano è “istruttivo per gli altri paesi del mondo” e il fatto che la Fao abbia avuto la sua sede a Roma “ha avuto un enorme impatto” sull’organizzazione, con un contributo della Penisola alla cooperazione per lo sviluppo “molto più rilevante di quanto comunemente si pensi, soprattutto in Italia”.

Il vice-direttore generale della Fao Daniel Gustafson accetta di parlare del rapporto tra la Fao e la sua sede, Roma, a margine della presentazione a Bruxelles del rapporto sulle crisi alimentari 2017. La preoccupante crescita (+25,9% dal 2015 al 2016) delle persone che soffrono la fame a causa di guerre ed eventi climatici catastrofici conferma, secondo Gustafson, la necessità di fare squadra tra attori diversi per interpretare fenomeni sempre più legati ad altri, come le migrazioni.

“Guardare alla fame e all’insicurezza alimentare come fenomeni complessi per noi è normale, ma il fatto che anche altri”, come la commissione europea che ha curato il rapporto insieme a Fao e altri, “comincino ad avere la stessa prospettiva è un passo avanti enorme”.

E l’Italia?

“All’inizio non si sapeva quale sarebbe stata la sede della Fao – racconta Gustafson – ma l’Italia mostrava già un interesse nell’agricoltura globale e il fatto che per la sede sia stata scelta Roma ha avuto un enorme impatto sulla filosofia dell’organizzazione”.

In primo luogo, perché tra canali di cooperazione ufficiali, organizzazioni non governative e esponenti del mondo accademico “l’Italia finisce per avere una grande presenza in molti paesi dove le crisi alimentari si sono manifestate in passato e continuano a manifestarsi, come l’Etiopia, la Somalia, il Sudan del Sud… per esempio penso all’esperienza della Comunità di Sant’Egidio in Mozambico”.

In secondo luogo, prosegue Gustafson “l’esperienza italiana in agricoltura è istruttiva per molti paesi nel mondo. Da chi imparare meglio come dare valore aggiunto alle produzioni locali? Un’altra esperienza che trovo esemplare è quella che riguarda i giovani e l’agricoltura”.

Tutto questo, secondo Gustafson, rende “il contributo italiano” al contrasto all’insicurezza alimentare “molto più significativo di quanto comunemente si pensi, anche se nel dibattito pubblico a livello nazionale tutto questo forse non ha visibilità”.

(di Angelo DI Mambro/ANSA)

Lascia un commento