Leva fiscale per stop a carbone vale 800 milioni l’anno

Una centrale a carbone
Una centrale a carbone

ROMA. – Una ‘leva’ fiscale, del valore di circa 800 milioni di euro all’anno di maggiori entrate per il nostro Paese, per mettere la parola fine all’utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica. Questo il meccanismo alla base della proposta del Wwf contenuta in uno studio – presentato alla Camera insieme con l’intergruppo parlamentare Globe Italia E3G (società di consulenza) – che calcola gli impatti di alcuni strumenti ‘anti-CO2’ per l’Italia e l’Europa, ipotizzando un percorso che contempla anche la chiusura ‘programmata’ delle centrali al 2025.

Lasciare il carbone nel passato è ritenuta “un’esigenza urgente” anche “per rispondere con un modello di crescita virtuosa, a livello nazionale ed europeo, all’inversione sulle politiche climatiche annunciata con la firma dell’ordine esecutivo da parte del presidente Usa Donald Trump”.

E’ per questo che Italia ed Europa, con altri grandi Paesi a livello mondiale, “devono assumere un ruolo di esempio e di leadership per fare in modo che la transizione energetica continui”, anche perché è ritenuto “il primo passo indispensabile per attuare l’accordo di Parigi”.

Secondo lo studio del Wwf se l’Italia adottasse questo meccanismo – uno strumento fiscale basato sul principio del ‘chi inquina paga’ – “otterrebbe 800 milioni all’anno di maggiori entrate per lo Stato e una riduzione dell’8% delle emissioni del termoelettrico”. Il tutto avviando anche “la chiusura programmata delle centrali a carbone entro il 2025”.

Risultati che nel breve periodo potrebbero raccogliere “risorse per la crescita” consentendo la riconversione dei sistemi energetici, con “un impatto paragonabile allo 0,25% delle entrate fiscali” nazionali. Cuore del sistema dovrebbe essere “un livello minimo di costo delle emissioni di CO2 per gli operatori termoelettrici e l’uscita programmata dalla generazione di energia a carbone”.

Se da un lato la strada per la decarbonizzazione dell’economia sembra tracciata – spiegano Wwf, Globe, E3g – dall’altro le fonti rinnovabili nel giro di una decina di anni diventeranno più convenienti di quelle fossili, a detta di un nuovo report delle Nazioni Unite del REN21, il network sulle energie rinnovabili per il XXI secolo dell’Unep (il programma Ambiente Onu).

Ma non ci si ferma qui. Perché più del 70% degli esperti ritiene che l’obiettivo del 100% di rinnovabili sia “fattibile e realistico”; pur rimanendo scettici sull’ottenimento di questo target in alcune aree del Pianeta come l’Africa, gli Stati Uniti e il Giappone.

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