Il dopo-voucher: tra mini-job, buoni e lavoro a chiamata

ROMA. – Arriva il primo via libera del Parlamento all’abolizione dei voucher: la Camera ha approvato il decreto del Governo che ‘blocca’ il referendum voluto dalla Cgil. Ora la palla passa al Senato. E il segretario generale del sindacato, Susanna Camusso, avverte: “Il primo round l’abbiamo passato, ma non smobilitiamo”, visto che il sì definitivo deve arrivare infatti entro metà maggio. Ma per quella data già “ci sarà una nuova norma”, assicura Alternativa Popolare (Ap), a seguito, racconta, di un incontro con il premier.

La ricetta proposta da Angelino Alfano e dallo stato maggiore del partito prevede tre pilastri: buoni famiglia ad ore, lavoro a chiamata liberalizzato e mini contratti dall’imprinting tedesco. Per colmare il vuoto dei voucher, e non cadere nel ‘nero’, si fa sicuramente strada l’idea di un restyling del lavoro intermittente, a chiamata.

Si tratta di eliminare i vincoli di età presenti (meno di 25 anni o più di 55) e di allargarne l’applicazione ad altri settori, visto che oggi risulterebbe confinato a ristoranti e hotel. Resterebbe il tetto di 400 giornate da cumulare in tre anni. La formula viene ripresa anche nel piano presentato dai centristi. Prende quota il modello che tanto successo ha avuto in Germania, quello dei mini-job.

L’Ap a riguardo ha le idee particolarmente chiare, immagina infatti contratti di lavoro a orario ridotto per periodi già confezionati, predeterminati. Il limite sarebbe di 70 giorni o 500 ore in un anno, con un reddito massimo consentito di 7.500 euro. Niente Irpef ma contributi Inps e Inail. A differenza del lavoro a chiamata si concorda insieme come spalmare la prestazione.

Fin qui quel che potrebbe accadere nelle imprese, altra questione sono le famiglie. Ap pensa a una sorta di buono famiglia, 12 euro l’ora, non cedibili e numerati, per i lavori occasionali, con un compenso massimo annuale di 7.500 euro (2.000 se mono-committente).

Nei giorni scorsi era anche trapelata l’ipotesi di una gestione tramite piattaforma telematica, sulla falsariga di quanto accade in Francia e in Belgio, con la possibilità di effettuare i pagamenti online. L’Inps si è già candidata ad ospitare la futura banca dati.

Anche il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, pur restando attaccato al ‘vecchio’ modello dei voucher, pensa al ‘clic’ come soluzione, tanto che parla di un sistema telematico di “iscrizione dei lavori brevi” almeno per le imprese. Del tutto contraria all’abolizione Fi, mentre i Cinque Stelle scrivono: “Toccherà a noi, una volta al governo, mettere a punto uno strumento ad hoc”.

(Di Marianna Berti/ANSA)

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