Gentiloni rassicura Renzi: “Riforme in continuità”

ROMA. – I venti di crisi soffiati nei giorni scorsi dentro la maggioranza non entrano nella sala del consiglio dei ministri. Nè Paolo Gentiloni nè i ministri hanno accennato, durante la riunione, al caso Torrisi per non enfatizzare una vicenda che si considera chiusa ma anche, sottolinea qualcuno, per tenere fuori dal governo le tensioni tra i partiti di maggioranza.

“Dentro l’agenda di riforme è fondamentale l’attuazione delle decisioni prese dal governo di Matteo Renzi”, è la continuità che il premier ribadisce facendo capire da che parte sta nella partita. L’elezione del senatore, ora ex Ap, alla presidenza della I commissione al Senato lascia comunque strascichi tra gli alleati.

“All’elezione di Torrisi – non molla la presa Renzi – si sono messi d’accordo anche con i franchi tiratori, si ritorna ai giochini del passato”. La realtà, è l’analisi dei renziani, è che “tra i partiti di maggioranza non c’è alcun rapporto e così il governo può solo portare a conclusione le riforme del governo precedente oltre a rispettare scadenze economiche e emergenze”.

Ma l’empasse per anticipare la fine della legislatura continua a chiamarsi legge elettorale, dove lo stallo non accenna a sbloccarsi. Per questo c’è chi, nella maggioranza, alimenta l’ipotesi di un decreto legge per rendere omogenei i sistemi elettorali di Camera e Senato.

“Un decreto sarebbe illegittimo”, sentenzia, Costituzione alla mano, Stefano Ceccanti. Ma anche a livello politico la strada sarebbe tutt’altro che semplice: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella da sempre auspica un accordo frutto di un’intesa parlamentare la più ampia possibile. Per non parlare del fatto che un dl, i cui numeri sarebbero tutti da verificare, scatenerebbe le opposizioni.

“Il ricorso al decreto in materia elettorale sarebbe una patetica sconfitta di tutti i partiti, nessuno escluso”, sostiene anche il presidente della I commissione della Camera Andrea Mazziotti che sta in maggioranza. Sulla riforma elettorale Matteo Renzi ha rimandato la palla nel campo del ‘fronte del No’ che ha eletto Torrisi a guida della commissione.

“Ma è chiaro che dopo il 30 aprile il nuovo segretario del Pd si assumerà la responsabilità di un tentativo finale di trovare un accordo”, spiegano dal Pd. Già ora, sostiene Andrea Orlando, dopo l’incidente di Palazzo Madama, serve “una verifica tra i gruppi della maggioranza” sulle “scelte di fondo”, a partire dalla legge elettorale.

Auspicio destinato a cadere per ora nel vuoto anche perchè, al netto della frizione dei giorni scorsi tra il Pd e Ap, è difficile immaginare che i dem si confrontino allo stesso tavolo con gli ex compagni del Pd, ora di Mdp. Lo farà, invece, la prossima settimana Paolo Gentiloni che incontrerà i capigruppo dell’ala sinistra della maggioranza dopo l’approvazione della ‘manovrina’ che sarà un altro test importante per la tenuta della maggioranza.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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