“Migrazione e sviluppo” alla Farnesina, per capire meglio le radici del fenomeno

 

 

ROMA Comprendere al meglio e affrontare le cause profonde delle migrazioni si traduce in un serio, concreto e continuativo impegno collettivo di istituzioni, società civile e organizzazioni internazionali. Con questo obiettivo, la Cooperazione italiana ha promosso alla Farnesina la conferenza su “Migrazioni e sviluppo” che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti del sistema italiano di cooperazione, delle organizzazioni internazionali, della società civile e del settore privato, chiamati a discutere sulle ragioni profonde del fenomeno migratorio e riflettere su azioni in corso e soluzioni sostenibili.

Il nesso tra migrazione e sviluppo è un tema controverso su cui riflettere, per affrontare il quale occorre pensare a nuove forme di partenariato per trasformare i flussi in una migrazione circolare, ha affermato il Vice Ministro Mario Giro inaugurando questa mattina i lavori della conferenza.

“Il tema è al centro del dibattito europeo e rappresenta una grande sfida dei nostri giorni”, dal momento che la questione migratoria non è da considerarsi soltanto un’emergenza, ma un fenomeno di più lungo periodo che affonda le sue radici in “ragioni economiche e culturali”, presentando una “natura multidimensionale che incrocia quasi tutti gli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. Il fenomeno migratorio, ha proseguito Giro, presenta una “dimensione orizzontale”, i cui spazi fisici e giuridici riguardano tutti i continente.

“È un’illusione pensare che di fronte a tale sfida si possa rispondere da soli: viviamo in un mondo interconnesso, fluido, liquido. Di qui l’obbligo di trovare soluzioni flessibili e solide”. L’Italia, ha ricordato il viceministro, “ha pensato a una forma di partenariato che vada oltre l’aiuto pubblico allo sviluppo, coinvolgendo il settore provato e cercando di rispondere non solo alle esigenze di sviluppo. In tale contesto, la cooperazione italiana “deve essere capace di fare la differenza ogni giorno con programmi innovativi, catalizzando tutte le proprie risorse, lavorando in maniera integrata e interconnessa e valorizzando le buone pratiche”, ha aggiunto Giro.

I fenomeni migratori, ha affermato il Direttore dell’Aics, Laura Frigenti, devono essere gestiti, piuttosto che contrastati, e le politiche migratorie sono importanti per l’attuazione di azioni su larga scala, ma per molte persone i risultati arrivano attraverso i micro-interventi quotidiani.

“L’Aics è impegnata nell’attuazione degli strumenti operativi e nella valutazione comprensiva di tutti i programmi messi sul terreno dai donatori”, che sono stati messi insieme nel rapporto “Verso una migrazione sostenibile”, il primo documento analitico pubblicato sul tema, ha aggiunto Frigenti.

Secondo Pietro Sebastiani, Direttore generale della Dgcs, la migrazione è un fenomeno articolato e in continua evoluzione e il suo nesso con le tematiche di sviluppo deve essere una soluzione di tipo “win-win”. Si tratta di un fenomeno “complesso, multidimensionale e strutturato” per affrontare il quale serve rafforzare il ruolo “cruciale” delle diaspore, confrontandosi con “le cause profonde” per rendere la migrazione una scelta “responsabile e non obbligata”.

In tale contesto, ha aggiunto Sebastiani, oltre alle diaspore occorre coinvolgere nuovi attori e nuovi partner, tra cui il mondo accademico, i centri di ricerca, il settore privato, gli enti territoriali. L’obiettivo è “mettere a sistema questi attori per creare opportunità di sviluppo e accesso al credito”. Serve inoltre “un approccio integrato fra tutti gli strumenti politici a nostra disposizione, in vista dell’obiettivo finale di eliminare la povertà nel rispetto dei diritti umani”.

Della necessità di un partenariato “dialogante” fra i paesi d’origine, di transito e di arrivo dei flussi migratori ha parlato Luigi Maria Vignali, Direttore centrale per le Politiche migratorie e i visti del Maeci, secondo il quale occorre dare seguito a “iniziative concrete” in termini di cooperazione allo sviluppo e di coinvolgimento del settore privato. “Nel proporre il migration compact l’Italia ha lanciato anche il Fondo per l’Africa, uno strumento non solo di cooperazione allo sviluppo” ma che consente di attuare una serie di azioni in diversi settori, ha detto Vignali, ricordando il primo intervento finanziato nell’ambito del Fondo Africa nel Sahel. Altri progetti, ha aggiunto, sono previsti in Nigeria, in Etiopia e in Africa occidentale.

Le migrazioni, ha osservato nel suo intervento Paola Alvarez dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sono un fenomeno “antico quanto l’umanità” per affrontare il quale occorre tenere presente tre concetti fondamentali: la reciprocità, la trasversalità e il contesto. Quanto al primo punto, è bene ricordare come tutti i paesi del mondo siano toccati dal fenomeno migratorio e che le migrazioni intra-regionali sono “le più comuni”. Per quanto concerne il concetto della trasversalità, l’Agenda 2030 – ha ricordato la Alvarez – rappresenta un parametro di riferimento per integrare il tema migratorio nelle politiche di settore dei singoli paesi. Infine, va evidenziato il fatto che la migrazione è un “fattore intrinseco dello sviluppo” e che “il rafforzamento delle risorse economiche e sociali non determina una riduzione ma un incremento della mobilità umana”.

A rappresentare il punto di vista della società civile è intervenuta la portavoce delle Organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), Silvia Stilli, la quale ha auspicato “un impegno più ampio della sola cooperazione”, dal momento che la migrazione “non è un’emergenza di pochi paesi ma riguarda tutti i continenti” e occorre affrontarla in maniera “interconnessa”, coinvolgendo pubblico, profit, no profit, mondo accademico e della formazione. Una mera “strategia securitaria” – ha aggiunto – non affronta il tema migratorio in un’ottica di diritti e sviluppo. La conferenza odierna ha avuto l’obiettivo di prendere atto delle azioni intraprese e, al contempo, ha rappresentato un momento di riflessione e un’occasione per volgere uno sguardo lungimirante al futuro, nello spirito partecipativo e di inclusività che contraddistingue la Cooperazione italiana.

(Aise)

 

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