Egitto in stato d’emergenza, Israele blinda frontiere

IL CAIRO. – Con le sue bombe contro le chiese cristiane e la sua minaccia in espansione, l’Isis ha spinto l’Egitto a far scattare lo stato di emergenza e Israele a chiudere la frontiera con il vicino sotto scacco. Annunciato la sera precedente dal presidente Abdel Fattah Al Sisi, lo stato di emergenza è scattato alle 13 in tutto il Paese e durerà almeno tre mesi.

Significa che i già forti poteri delle forze di polizia vengono ulteriormente rafforzati consentendo fra l’altro fermi a tempo indeterminato, che viene sospeso il peraltro compresso diritto di manifestazione con cinque persone come limite massimo agli assembramenti consentiti e civili esposti ai tribunali militari.

E’ stata questa la reazione ai due attentati rivendicati dall’Isis contro chiese della minoranza cristiana, i copti, colpiti nella domenica delle Palme causando a Tanta e ad Alessandria almeno 47 morti e 126 feriti, dopo che già a dicembre una bomba dello Stato islamico aveva provocato 27 morti in una chiesa copto-ortodossa del Cairo.

Oltre agli invisibili ma concreti poteri delle forze di sicurezza, lo stato di emergenza si è esplicitato con rafforzate misure visibili in piazze e strade del Cairo: fatte di transenne attorno a chiese e militari con passamontagna che setacciano borse in punti nevralgici, come per esempio vicino alle ambasciate americana e britannica.

Già nelle prime ore dopo gli attentati erano state arrestate sei persone che secondo fonti ufficiali della chiesa copta si sono formate nell’università islamica di Al-Azhar.

Dichiaratamente per timore di attacchi sul proprio suolo, Israele ha chiuso con effetto immediato il valico di confine di Taba con l’Egitto: la frontiera resterà chiusa sino alla fine della settimana di Pasqua ebraica e gli israeliani sono stati invitati a rientrare immediatamente in patria qualora si trovassero nel Sinai. Dalla penisola è partito un razzo che ha colpito un’area nel sud del Paese senza fare vittime.

Pur in questo quadro, papa Francesco ha confermato che compirà il suo viaggio al Cairo fissato per il 28 e 29 aprile come segno di dialogo, pace, ma anche vicinanza a quanti soffrono, come è stato sottolineato in Vaticano.

Dolore è tracimato nei due funerali che si sono svolti per le vittime delle stragi che domenica hanno confermato l’annuncio dell’Isis di voler compiere una persecuzione di cristiani: a Tanta (30 morti) le cerimonie si sono svolte a mezzanotte con sepoltura nel cimitero annesso alla chiesa copto-ortodossa di San Giorgio, mentre per gli 11 cristiani deceduti di Alessandria (sei altri erano musulmani) le esequie ci sono state in un monastero a ovest della seconda maggiore città egiziana.

“Quanto accaduto in Egitto è molto pericoloso” perché gli attentati cercano “di iniettare, dentro una situazione già complessa di rapporti tra comunità, la violenza e il terrorismo”, ha sottolineato il premier Paolo Gentiloni.

(di Rodolfo Calò/ANSA)

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