Primarie Pd: Orlando, due milioni ai gazebo o flop

Renzi-Orlando-Emiliano
Renzi-Orlando-Emiliano

ROMA. – Servono due milioni di votanti alle primarie: alza l’asticella dell’affluenza, Andrea Orlando, a sei giorni dalle primarie per eleggere il segretario del Pd. E’ questo il campo su cui si è spostata la battaglia, il dato più incerto rispetto a sondaggi che danno Matteo Renzi stabilmente in testa. Il rischio, osservano i renziani, è che già lunedì gli sfidanti Orlando e Michele Emiliano mettano in discussione la forza del mandato al segretario proprio sulla base del numero dei votanti.

Ma Renzi chiarisce che non ci sta: “Vince chi ha un voto in più. Non posso accettare che si metta in discussione il risultato”. Nel 2013 furono circa 2,8 milioni i votanti alle primarie Dem che portarono Renzi alla guida del Nazareno. Oggi l’asticella viene posta più in basso. Il Dem Andrea Romano parla di 1,5 milioni di votanti.

L’ex premier non si sbilancia e si augura che siano “più” di un milione, ma aggiunge che definire un “flop” un eventuale risultato inferiore sarebbe niente altro che un “giudizio politico”: “Se votasse una sola persona, sarebbero comunque 999.999 in più a decidere rispetto a quelle che decidono ad Arcore o nel blog di Grillo”.

A fronte del risultato di Emmanuel Macron che in Francia vola al ballottaggio sostenuto dal un movimento creato da zero, Renzi non si dice pentito di aver scelto la “via” del Pd: “Conduco qui la mia battaglia per cambiare l’Italia e l’Europa”, rivendica.

E già guarda al dopo: “Che i sondaggi siano pessimi è una fake news. Abbiamo pagato il caso Consip, su cui vogliamo emerga la verità. Ma dopo le primarie il Pd tornerà a correre, primo partito in Italia”.

Il confronto diretto è con i Cinque stelle, con i quali la sfida è quotidiana, da ultimo con il dibattito sui migranti (“Il problema esiste ma Di Maio attacca le ong per spostare l’attenzione dai problemi M5s”, afferma Renzi).

Il timore dei renziani è che dopo le primarie si rischi il logoramento con i loro attacchi continui. Di qui, spiegano, lo sprone continuo al governo (“Gli abbiamo lasciato un sacco di soldi, lavori come è giusto che sia”, afferma l’ex premier) e il tentativo che sarà già fatto la prossima settimana di accelerare sulla legge elettorale, con una proposta – senza capilista bloccati – che sarà rivolta a tutti i partiti, M5s inclusi.

Se Renzi si è detto disponibile ad approvare il Consultellum modificato come chiede M5s, senza capilista bloccati, il grillino Danilo Toninelli tira in ballo le critiche di Romano Prodi allo stallo del Parlamento e chiosa: “Il Pd non vuole cambiare la legge elettorale per prendere il vitalizio”.

L’ex segretario Dem non replica ma ribalta l’accusa: “Quelli del fronte del No che dicevano che avrebbero fatto le riforme in sei mesi, non vogliono fare la legge perché si stanno mettendo d’accordo per fare gli inciuci, questa è la verità. Io sono disponibile a qualsiasi proposta di buon senso arriverà”.

Intanto, gli sfidanti per la segretaria Dem Orlando ed Emiliano danno battaglia sul tema futuro delle alleanze e invitano al voto nei gazebo tutti coloro che non vogliono un partito ‘renziano’. “Io chiedo a tutti quelli che non sono d’accordo con lui di andare alle urne domenica”, afferma Emiliano. “Se dovessi vincere non ci sarà una rottamazione né asfaltature”, dichiara Orlando.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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