Mattarella firma la manovra, ma le riforme sotto la lente dell’Ue

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell'incontro con gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma nella ricorrenza del 72° anniversario della Liberazione (Foto Ufficio Stampa Quirinale)
Il Presidente Sergio Mattarella in occasione dell’incontro con gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma nella ricorrenza del 72° anniversario della Liberazione (Foto Ufficio Stampa Quirinale)

BRUXELLES. – La firma del presidente Sergio Mattarella sul decreto con la manovra di correzione dei conti pubblici apre la strada alla pubblicazione del testo sulla Gazzetta Ufficiale ed ora Bruxelles potrà procedere nella valutazione concreta dello sforzo fatto dall’Italia. Ma in vista delle previsioni economiche e delle Raccomandazioni specifiche per paese che la Ue pubblicherà a maggio, il focus dei servizi della Commissione europea resta concentrato sull’attuazione delle riforme strutturali promesse per il 2016.

A quel programma era legata parte della flessibilità di cui ha goduto il paese, ma “a prima vista” i risultati appaiono diversi e Bruxelles ha un dialogo aperto con l’Italia per avere indicazioni che permettano di aggiustare il tiro. A quanto si apprende, una missione di tecnici europei la scorsa settimana ha raccolto alcune indicazioni. Che devono essere valutate nello specifico, ma riguardano tutte le “difficoltà” incontrate dal governo per mettere pienamente in atto un programma che già a febbraio scorso – stando a quanto scritto due mesi fa dalla Commissione – sollevava dubbi.

All’epoca i servizi di Dombrovskis e Moscovici avevano presentato una Comunicazione sul progresso delle riforme strutturali, evidenziando che “l’Italia presenta squilibri eccessivi” e rilevando che – in un contesto di alto debito, di “protratta debolezza nelle dinamica della produttività” e di “alti Npl e disoccupazione” – “l’impulso delle riforme è rallentato dalla metà del 2016”.

Un rallentamento che per Bruxelles è arrivato “dopo positive riforme nei processi di bilancio, nel mercato del lavoro, nel settore bancario, nelle procedure per insolvenza, nel sistema giudiziario e nella pubblica amministrazione” lasciando “lacune in politiche importanti, in particolare per quanto riguarda la concorrenza, la tassazione, la lotta alla corruzione ed il quadro della contrattazione collettiva”.

A febbraio era emerso che l’Italia rischiava sostanzialmente tre diverse procedure di infrazione. Se quella per il debito eccessivo era legata alla manovra di correzione dello 0,2% del Pil che l’Italia si era impegnata a fare entro aprile e che oggi il presidente ha firmato, le altre erano legate alla flessibilità concessa da Bruxelles. Una delle condizioni chiave era infatti l’impegno preso sul 2017 a riavvicinarsi agli obiettivi di medio termine, l’altra era per gli investimenti del 2016 che sarebbero stati inferiori al previsto.

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