Trump taglia le tasse in America, Wall Street vola

Supporters di Trump durante la campagna elettorale.
Supporters di Trump durante la campagna elettorale.

NEW YORK. – Giunto ai suoi primi cento giorni alla Casa Bianca Donald Trump rinuncia alla realizzazione immediata del muro col Messico per mancanza di fondi, ma annuncia “il più grande taglio delle tasse nella storia degli Stati Uniti”. E Wall Street vola a livelli record, trascinando tutte le principali piazze europee.

Il piano prevede un maxi-regalo alle imprese che si spera favorisca una crescita tumultuosa dell’economia e dei posti di lavoro. Ma contiene anche una forte riduzione delle imposte sulle persone fisiche, compresa l’abolizione della tassa sulla successione e dell’aliquota minima sui più ricchi.

La Casa Bianca non dà però indicazioni precise sulle coperture, con il timore di molti che la spregiudicata riforma possa peggiorare lo stato dei conti pubblici. Anche se i mercati al momento sembrano crederci e, in attesa di verificare la bontà dell’ambizioso piano, brindano.

Per gli analisti solo l’impatto della misura cardine della riforma – la riduzione al 15% dal 35% dell’aliquota sulle imprese – non potrà che dare nuova linfa al rally di Wall Street che, dopo l’euforia seguita all’elezione di Trump, sembrava scemare. Del resto è bastato l’annuncio delle linee guida del progetto fiscale che il Dow Jones è tornato a un passo dal record, mentre il Nasdaq è schizzato ai massimi di sempre, superando i 6 mila punti.

Nel dettaglio, il taglio dell’aliquota al 15% varrà per tutte le società quotate in Borsa, grandi e piccole, comprese banche e fondi di investimento. Ma varrà anche per tutte le altre imprese, comprese quelle considerate a gestione familiare come l’impero immobiliare creato e gestito dalla famiglia Trump. Agevolazioni anche per le imprese che decidono di rimpatriare i guadagni fatti all’estero: le ipotesi vanno dall’abolizione della tassazione ad un calo dell’aliquota dal 35 al 10%.

Sul fronte delle persone fisiche il piano Trump prevede una riduzione da sette a tre (10%, 25%, 35%) degli scaglioni di reddito e un raddoppio delle deduzioni fiscali. Zero tasse poi sui primi 24 mila dollari guadagnati da una coppia. E se la ‘rivoluzione fiscale’ era ampiamente annunciata, la vera ‘chicca’ con cui Trump vorrebbe coronare il traguardo dei primi cento giorni è un’altra: l’annuncio dell’uscita degli Usa dal Nafta, la zona di libero scambio con Canada e Messico.

I suoi uomini sono alle prese con un decreto che potrebbe vedere la luce nei prossimi due giorni. Un provvedimento che, più che ad un ritiro vero e proprio dall’accordo, punterebbe a forzare i tempi e i termini di una sua rinegoziazione.

Intanto a mandare su tutte le furie il presidente americano la decisione di un giudice di San Francisco che ha bloccato temporaneamente il suo decreto per tagliare i fondi alle cosiddette ‘città santuario’, quelle che assicurano protezione a immigrati illegali e rifugiati: “Un vergognoso colpo alla legge” che, assicura, non fermerà la stretta sull’immigrazione.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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