Aiuti di Stato e Cassa Depositi e Prestiti, le porte chiuse per Alitalia

Un segnale di STOP e in lontananza un aereo Alitalia.
Un segnale di STOP e in lontananza un aereo Alitalia. (ANSA/AP Photo/Antonio Calanni, File)
(ANSA/AP Photo/Antonio Calanni, File)

ROMA. – Nazionalizzazione, ingresso di Cdp, garanzia pubblica, aiuti di Stato. L’ennesima emergenza Alitalia evoca, tra sindacati, organi di stampa, partiti e movimenti politici, diverse ipotesi di salvataggio nella maggior parte dei casi però non percorribili.

CDP, INVESTIMENTI SOLO IN AZIENDE IN UTILE. Cassa Depositi e Prestiti è vista spesso come panacea di tutti i mali. A tirarla in ballo senza mezzi termini è stata la leader della Cgil Susanna Camusso. Cdp non può però categoricamente investire – per statuto – in imprese non in utile e che non garantiscano un sicuro ritorno economico. La Cassa, che ha in pancia il risparmio postale degli italiani, valuta infatti con estrema severità gli interventi da portare avanti, considerando come conditio sine qua non che gli interessi sui finanziamenti concessi vengano pagati e che le risorse investite possano essere recuperate.

Lo Statuto recita che Cassa può procedere all’assunzione, anche indiretta, di partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale ma “che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività”. Quindi non Alitalia, in piena crisi di liquidità, ma Ilva, che ha un conto economico positivo e che viene considerata in grado di crescere, tanto da essere oggetto di una competizione internazionale tra cordate di investitori industriali e finanziari (di cui Cdp è parte).

NAZIONALIZZAZIONE PRATICAMENTE ESCLUSA. A differenza di Mps, banca in grado di stare sul mercato, Alitalia perde 400 milioni l’anno e non ha al momento un business model che preveda un ritorno all’utile. La ricapitalizzazione della banca senese da parte del Tesoro è del resto “precauzionale”, imposta dalle Autorità europee che, nel caso di grave crisi economica e finanziaria italiana, giudicano il Monte non in grado di rispettare i requisiti stabiliti per il sistema. Quella che lo Stato acquisterà diventando primo azionista della banca è però una partecipazione di cui il Mef ritiene di potersi liberare recuperando l’importo investito. Condizione che per Alitalia non sembra invece sussistere.

AIUTI DI STATO SENZA LEDERE CONCORRENZA. La disciplina Ue sugli aiuti di Stato impone infine dei limiti precisi all’intervento pubblico che deve essere sempre temporaneo. Incentivi ed agevolazioni sono possibili nel caso di avviamento di compagnie aeree o per il lancio di una nuova rotta allo scopo di migliorare la connettività di una specifica regione. La possibilità è prevista anche in caso di ragioni ‘sociali’, ma comunque “il controllo degli aiuti di Stato nel settore aeroportuale e in quello del trasporto aereo dovrebbe promuovere un utilizzo corretto delle risorse pubbliche per politiche orientate alla crescita, limitando al contempo le distorsioni di concorrenza”.

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