Non è un mondo per donne e bambini, due miliardi vivono esclusi dalla società

Una bambina in strada photo Imgorthand iStock.
Una bambina in strada photo Imgorthand iStock.

ROMA. – Una donna o minore su 3 vive in un Paese con forme gravi o gravissime di esclusione: il 38% di donne e bambini nel mondo, circa 2 miliardi di persone. Lo comunica il Weworld Index, l’indice realizzato dall’ong Weworld per misurare l’inclusione di bambini, bambine adolescenti e donne nel mondo, giunto alla sua terza edizione e presentato alla Biblioteca del Senato a Roma. Sono 170 Paesi in classifica, 34 gli indicatori, 21 gli esperti coinvolti per l’indice che analizza l’inclusione di donne e bambini con fattori multidimensionali quali economia, educazione, ambiente, salute.

“Il tempo passa e la condizione delle donne e dei bambini nel mondo stenta a migliorare alla velocità che tutti vorremmo. Si può e si deve fare di più”, si legge nella prefazione del rapporto scritta dal ministro degli Esteri Angelino Alfano.

Weworld index racconta che i Paesi in cui donne e bambini vivono una situazione di inclusione insufficiente e di esclusione grave e gravissima sono 102. Solamente il 5% di donne e minori del mondo vivono in Paesi con una buona inclusione, mentre quelli che vivono in Paesi con esclusione grave o gravissima sono aumentati di 22 milioni tra il 2016 e il 2017. Un numero che secondo Weworld potrebbe aumentare di 286 milioni entro il 2030.

I Paesi che dominano la classifica sono quelli del Nord Europa: prima la Norvegia a quota 114. Resta il fatto che in diversi Paesi europei non migliora l’inclusione delle donne e peggiora quella dei bambini e adolescenti, a rischio povertà educativa ed economica principalmente a causa dei pochi investimenti. Il fanalino di coda del mondo è la Repubblica Centrafricana a -151, peggiorano i Paesi dell’Africa subsahariana, insieme a quelli del Nordafrica e Medio Oriente, questi ultimi in particolare per quanto riguarda le donne.

All’interno dell’indice l’Italia si pone al 21 posto, con un punteggio sostanzialmente invariato rispetto agli anni scorsi.

L’indice è uno “strumento utile con il quale gli operatori del settore possono analizzare progressi di 170 paesi in materia inclusione donne e bambini”, ha commentato Marco Chiesara, presidente di Weworld, nel corso della presentazione a Roma. “Si tratta di uno strumento che intreccia diritti bambini e donne, accomunati dal destino condiviso di essere le categorie più vulnerabili”.

Su alcuni punti sottolineati dal rapporto, in Italia “sono state già adottate misure”, quali la legge delega sulla povertà, le misure contro il cyberbullismo e gli investimenti sulla creatività, ha spiegato la deputata Sandra Zampa, vice presidente della Commissione infanzia.

“Penso tuttavia che non sia sufficiente e che questo Paese deve capire le che cose scritte in questo rapporto determinano la qualità di vita del nostro Paese, e da qui dovremmo partire”. Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile Asvis ha sottolineato che “se ci allontaniamo dal target significa che ci troviamo sulla strada sbagliata, essere statici non va bene”.

Nel corso della presentazione a Roma il focus è stato posto nella condizione delle donne e dei bambini nelle migrazioni e sono stati illustrati i programmi di sviluppo e cooperazione in Africa e in Ue e la situazione in tema di salute e inclusione. “Come Italia, sosteniamo molto l’inclusione delle donne e dei minori”, ha sottolineato Pietro Sebastiani, direttore della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri. “L’Agenda 2030 non potrà avanzare se non garantisce la presenza di donne e minori in tutti i processi di sviluppo”. Sul tema “c’è ancora molta strada da fare”.

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