Terremoto: i Paesi del Nord Europa frenano ancora sugli aiuti

Amatrice: il giorno dopo il terremoto
Amatrice: il giorno dopo il terremoto.
Amatrice vista da Musicchio sei mesi dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia , 24 febbraio 2017.
ANSA/ GRILLOTTI

BRUXELLES. – Nove mesi dopo il terremoto che ha devastato l’Italia centrale, i Paesi del nord Europa tengono in ostaggio la proposta della Commissione Ue, presentata cinque mesi fa, che avrebbe permesso di utilizzare al 100% per la ricostruzione i Fondi europei per lo sviluppo regionale, i cosiddetti Fesr. A denunciare la situazione, la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.

L’eurocamera è impegnata al momento in un negoziato a tre con Consiglio e Commissione per trovare un accordo sulla proposta, che modificherebbe il regolamento sui fondi per le politiche di coesione. Per ora, denunciano i pentastellati, i colloqui si sono tradotti in un nulla di fatto. Una nuova frenata è arrivata dal Consiglio, che già a fine marzo aveva approvato un taglio al 90%, e non più al 100%, del cofinanziamento.

A mettersi di nuovo di traverso al Coreper, la riunione degli ambasciatori degli Stati Ue, è stata ancora la Germania, appoggiata da Olanda, Regno Unito, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia. Gli Stati del nord tengono il punto su quella che per loro è “una questione di principio”: una quota di cofinanziamento nazionale è necessaria.

“Questo stallo – denuncia l’eurodeputata Rosa D’Amato, membro della commissione sviluppo regionale – ha il gravissimo effetto di non permettere la votazione di un accordo provvisorio, già previsto per il 18 maggio in commissione e dunque di ritardare l’approvazione della modifica del regolamento a dopo l’estate”.

Per l’eurodeputata si tratta di “un vero affronto per i nostri cittadini terremotati che aspettavano un gesto concreto da parte di un’Unione prontissima ad approvare programmi per le riforme strutturali, ma lenta, divisa ed indecisa quando si tratta di approvare un provvedimento davvero utile per i nostri territori”.

Intanto, al parlamento italiano i pentastellati annunciano un’interrogazione per chiedere alla presidenza del Consiglio di riferire sull’accaduto. Sul caso, comunque ancora in divenire e su cui quindi non è esclusa la possibilità che si raggiunga un compromesso, parla anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani:

“Credo che i Paesi che stanno facendo resistenza debbano mettersi una mano sulla coscienza – afferma -. L’Italia è un contributore netto. Questi cittadini devono avere un messaggio di forte solidarietà dall’Ue. Spero che il Consiglio ci ripensi e imbocchi la stessa direzione della Commissione e del Parlamento europeo”.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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