L’Italia in pole position per l’energia da fusione

ROMA. – Italia in pole position nella corsa alla fusione nucleare, con la tecnologia per il reattore sperimentale a fusione Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor). Importante anche il contributo economico al progetto, con un ritorno decisamente in attivo. “Si calcola che l’Italia abbia contribuito per il 12%-13% ai 6,6 miliardi di euro stanziati finora dall’Unione Europea e che abbia recuperato un miliardo in commesse che ad ora rig8uardano il 55% del budget tecnologico previsto”, ha detto il direttore del dipartimento Fusione nucleare dell’Enea, Aldo Pizzuto.

Grazie al ruolo di facilitatore svolto dall’Enea, “le aziende italiane che partecipano a Iter con contratti diretti sono circa 20, più un vasto indotto di subcontraenti. Sono almeno 500, inoltre, le imprese italiane che guardano con interesse al progetto Iter e una buona frazione di essere ha avuto la possibilità di parteciparvi”.

In Italia, nello stabilimento della ASG Superconductors a La Spezia, sono costruiti dieci dei 18 magneti superconduttori di Iter (i restanti li fornisce il Giappone). Grazie a essi si potrà riprodurre il processo di fusione nucleare che avviene nelle stelle a temperature di milioni di gradi. Solo in queste condizioni si ottiene una miscela di nuclei ed elettroni liberi, il plasma.

All’interno di Iter un plasma di deuterio e trizio dovrà essere confinato, grazie ai magneti, per il tempo necessario a produrre una quantità di energia tale da compensare quella utilizzata per ottenere la reazione. La tecnologia italiana entra in gioco anche nella fase di produzione dell’energia utile ad avviare la macchina, con i progetti avviati a Padova per accelerare le particelle ad altissima energia che dovranno a scaldare il plasma.

Ancora in Italia si punta a costruire un Iter in miniatura chiamato Dtt (Divertor Test Tokamak), una macchina sperimentale da 500 milioni di euro destinata a fornire risposte chiave relative alla fattibilità scientifica e tecnologica della fusione nucleare. “Speriamo di condurla in porto prima possibile – ha detto Pizzuto – perché il suo compito è contribuire a rendere i futuri reattori a fusione i più economici possibile”.

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