Rohani ribatte a Trump: “In Arabia Saudita solo show”

TEHERAN. – In prima fila c’era tutto il governo, oltre ai più alti esponenti dell’apparato dello Stato. Tutti riuniti nella ‘Conference hall’ di Velenjak, a Teheran. Sul palco, allestito con una sorta di scrivania sotto i ritratti di Khomeini e Khamenei, è arrivato puntuale Hassan Rohani per la sua prima conferenza stampa dopo la rielezione di due giorni fa a presidente dell’Iran.

Evidente sul suo volto la soddisfazione per una riconferma sancita da una vittoria netta, anche se già aveva abituato il mondo al suo aspetto perennemente sereno e sorridente. Senza mai scomporsi, dal palco ha cominciato subito a rispondere al presidente americano Donald Trump, nel frattempo spostatosi dall’Arabia Saudita in Israele.

“Quello tra Trump e alcuni capi di Stato arabi in Arabia Saudita è stato uno show senza valore politico”, ha detto subito Rohani. Poi è entrato nel merito della vendita miliardaria di armi Usa a Riad. “Il problema del terrorismo non si risolve tenendo riunioni e versando denaro nelle tasche delle superpotenze”, ha detto, aggiungendo che “certamente i cittadini statunitensi non sarebbero disposti a scambiare le vittime degli attacchi dell’11 settembre con i soldi che ricevono dalla vendita di armi”.

I messaggi di Rohani all’Arabia Saudita si sono susseguiti durante la conferenza, passando dall’invito alla moderazione rivolto ai governanti, all’augurio ai cittadini sauditi di “poter conoscere un giorno il significato delle elezioni per fermare i governi ereditari”. E ancora su Trump: “Il presidente degli Stati Uniti, che ha visto 45 milioni di iraniani partecipare alle elezioni del 19 maggio, ha visitato un Paese il cui popolo non ha mai visto nessuna urna elettorale e non conosce la parola elezioni”.

A fare da sfondo è stato sempre il tema del terrorismo, “vera piaga della regione”. Per questo Rohani ha tenuto a ribadire, lanciando anche in questo caso uno strale a Trump, che il suo governo “ha annunciato sin dall’inizio di essere a favore di un mondo libero dalla violenza e dall’estremismo” e che questo messaggio “è totalmente chiaro al mondo”.

Ma per combattere il terrore, ha rimarcato il presidente iraniano, bisogna capire che “l’epoca delle interferenze negli affari di altri Paesi, dell’intraprendere guerre e finanziare il terrorismo è finita”, mentre bisogna “combattere uniti contro il terrorismo, perché è l’unica via da percorrere”. Per proprio conto, ha aggiunto Rohani, “l’Iran svolge un ruolo cruciale nella lotta al terrorismo e nel garantire la sicurezza e la stabilità regionale e continuerà a farlo durante il prossimo governo”.

Da Israele, intanto, Trump diceva che “all’Iran non sarà mai, mai, mai concesso di avere un’arma nucleare”. E con serafica tranquillità Rohani ha subito risposto da Teheran: “L’Iran non ha mai tentato di avere armi nucleari” e anche “l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha verificato in diverse occasioni la natura pacifica del programma nucleare iraniano”.

Dalla prima fila assentiva Ali Akbar Salehi, capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica (Aeoi). E sulla Siria? Il presidente ha affermato di non avere dubbi: “Crediamo che la crisi siriana debba essere risolta con mezzi pacifici” e in tale direzione “non saranno risparmiati sforzi”.

Infine Rohani ha ribadito ancora una volta la volontà di dialogo dell’Iran, “deciso ad ampliare i legami e la cooperazione, basati su rispetto e interessi reciproci, con i Paesi di tutto il mondo”. Da domani torna al lavoro con il suo governo guardando ai prossimi quattro anni che, secondo i suoi programmi, potrebbero traghettare l’Iran e il suo popolo verso una nuova era e verso il mondo.

(di Pierluigi Franco/ANSA)

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