Da Renzi mani libere per le alleanze, spinta al voto anticipato

ROMA. – Il sistema tedesco in cassaforte entro la metà di luglio, il voto in autunno come diretta conseguenza: dalle parti del Nazareno, ormai, si ragiona sulla base di questi due pilastri. Anche perché, quello sulla legge elettorale è un accordo che soddisfa Matteo Renzi: sia perché non si presenta come un esclusiva Pd-FI (l’ “inciucio” brandito da tempo dal M5S) sia perché mantiene quella soglia del 5% che i vertici Pd considerano non modificabile. E domani, in direzione, il segretario Dem metterà l’accordo ai voti certo di trovare una amplissima maggioranza.

Al suo partito Renzi ricorderà come la prima proposta messa in campo sia stata il Rosatellum ma, su quello schema, i numeri non c’erano. Da qui la deviazione verso un proporzionale che, nella testa dell’ex premier, prende forma in tutta la sua purezza e senza alcun premio di maggioranza. E soprattutto, con la soglia anti-cespugli del 5% come punto dal quale nessun dietrofront è ammesso e sul quale c’è il pieno accordo di Silvio Berlusconi.

Con il leader di FI nessun incontro è previsto ma il canale della comunicazione è aperto da giorni e l’incontro di domani tra la delegazione Pd e quella azzurra servirà solo a suggellare uno schema che ha visto la bollinatura dei massimi vertici dei due partiti. Uno schema considerato così probabile che nei corridoi parlamentari già si parla del “dopo”, ovvero della data del voto e delle alleanze post-elettorali.

Sul primo punto, il range è quello che va dal 24 settembre al 22 ottobre, ferma restando l’ipotesi di un’eventuale manovra-lampo da far approvare prima della fine dell’estate, come chiesto da Ap. Sul secondo punto l’obiettivo di Renzi è avere mani libere sulle alleanze: l’opzione larghe intese la più probabile ma non è da escludere (ed è caldeggiato anche da una parte del Pd) che il segretario alla fine scelga di allearsi – numeri permettendo – con i partiti alla sua sinistra.

Certo, i nodi restano, come quello dei rapporti con Mdp, plasticamente riassumibili con la scelta di Renzi di ricevere al Nazareno il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e non i suoi ex compagni di partito. Per Alfano, invece, la soglia del 5% apre scenari da “incubo” e alla tentazione di una reazione “di pancia”: non votare la manovrina. Un atto che determinerebbe la caduta del governo e il voto con il Consultellum e la sua soglia dal 3%.

I centristi, intanto, si sono già messi alla ricerca di un piano ‘B’, quello di unire i moderati sotto il ‘vessillo’ di Energie per l’Italia di Stefano Parisi e favorendo la convergenza di altre formazione del centrodestra, come Direzione Italia di Raffaele Fitto o i tosiani. Un progetto attraverso il quale lo stesso Parisi conta di superare il 5%. In ogni caso il sogno, per i centristi, resta quello di convincere Carlo Calenda a scendere in campo. Anche se il ministro ha sempre detto di non essere interessato a simili progetti.

(di Michele Esposito/ANSA)

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