Grillo attacca i pignoramenti. Equitalia, norme del 2005

ROMA. – Duello su Equitalia tra Beppe Grillo e Matteo Renzi. Il leader dei M5s attacca le nuove norme sui pignoramenti dal proprio blog: dal primo luglio – accusa – saranno possibili anche senza chiedere l’autorizzazione del giudice. Ma subito Equitalia scende in campo per spiegare che le norme non sono cambiate: sono così già dal 2005. Il Pd prende la palla al balzo. Molti esponenti parlano di fake news e Renzi controbatte ironico: ”Sul pagamento delle tasse Grillo non è un grande esperto, ma se vuole confrontarsi la Terrazza del Nazareno è pronta anche per lui”.

A luglio scatta comunque l’integrazione tra Equitalia e Agenzia delle Entrate. Le procedure non cambiano ma i funzionari della riscossione avranno accesso ad alcune importanti banche dati, ad esempio quello sui rapporti di lavoro o di impiego dell’Inps. Questo renderà lo strumento più efficiente.

Si potranno attivare procedure coattive più puntuali su stipendi, salari o altre indennità. L’effetto, ad esempio sui conti correnti, sarà quello di rendere la misura ”mirata” e con una doppia efficacia: migliora il recupero del credito da un lato mentre dall’altro non si toccano i conti correnti non necessari ma magari vitali per l’azienda sottoposta a procedura coattiva.

Equitalia è da sempre tra i bersagli di Grillo, che per criticare i pignoramenti rilancia una notizia lanciata da Rainews e la commenta. “Ricordate Matteo Renzi “Cucù Equitalia non c’è più”? – è scritto sul blog – Era una delle sue prese in giro. Dal 1 luglio in caso di debiti e cartelle la “nuova” Equitalia made in Renzi avrà il potere di procedere al pignoramento dei conti correnti in modo diretto, prendendo i soldi direttamente dalle banche, senza dover richiedere l’apposita autorizzazione al giudice. Com’è umano lei!”.

Equitalia chiarisce però che da luglio, la data in cui la società si unisce all’Agenzia delle Entrate, non ci sono cambiamenti sulle norme dei pignoramenti. “Non è vero”, scrive l’agenzia guidata da Ernesto Maria Ruffini che le indiscrezioni indicano in futuro in pole per gestire la nuova struttura. La società ricorda poi le norme a tutela ora esistenti.

Snocciola. Contro il pignoramento si può ricorrere all’autorità giudiziaria. Il meccanismo si attiva solo dopo che sono già stati notificati gli atti e il contribuente non ha pagano, nemmeno le rate. Non è nemmeno vero che in questo modo si aggira surrettiziamente il limite di pignoramento degli stipendi se l’accredito in conto è automatico: una norma del 2013 prevede che l’ultimo stipendio possa essere prelevato.

L’integrazione tra Entrate e Equitalia consentirà dal primo luglio pignoramenti che saranno ”mirati” e limitati al minimo, cioè nel caso di più conti correnti punterà a quello che consente di soddisfare gli importi contestati. Ne aveva parlato anche Ruffini spiegando che ora Equitalia agisce alla cieca e che l’80% dei pignoramenti non centra l’obiettivo mentre con l’accesso a banche dati qualitative gli insuccessi si ridurranno al 20%, una quota fisiologica. I benefici – sostengono – saranno anche per chi non si vedrà bloccare tutti i conti, ma solo quelli necessari.

Non tutti la pensano così. C’è chi guarda alla forza che la nuova struttura avrà unendo banche dati e strumenti coercitori. ”Equitalia è come l’Araba Fenice – profetizza il presidente storico di Adusbef Elio Lannutti – dalla fusione con le Entrate nascerà più vessatoria e cattiva di prima”.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

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