Dop e Igp europei finiscono nel mirino del protezionismo Usa

BRUXELLES. – Anche i prodotti Dop e Igp, in particolare i formaggi, finiscono nel mirino del Dipartimento Usa per il commercio. Nel rapporto annuale sulla protezione della proprietà intellettuale appena pubblicato, il governo americano attacca le ‘eccellenze’ alimentari europee perché contribuiscono al “significativo deficit” negli scambi agroalimentari Usa-Ue. L’avanzo commerciale per le Dop e le Igp si manifesta soprattutto nel settore dei formaggi:

“L’Ue – si legge nel rapporto – esporta ogni anno circa un miliardo di dollari di formaggi negli Stati Uniti. Mentre gli Usa esportano solo per circa 6 milioni di dollari all’Ue”. L’Italia, in particolare, è il primo fornitore degli americani con 280 milioni nel 2016. Lo scorso anno le importazioni americane di Grana Padano sono cresciute dell’8% e quelle di Parmigiano Reggiano del 6%.

Il rapporto riafferma che l’amministrazione americana considera proprio il disavanzo negli scambi come il parametro principale con cui giudicare la bontà delle relazioni commerciali. Concetto espresso più volte anche dal presidente Donald Trump. Difficile capire se a queste prese di posizione la Casa Bianca farà seguire azioni di rappresaglia sul piano commerciale.

Già nel marzo scorso l’intenzione di Washington di riaprire la disputa tra Ue e Usa sulle carni agli ormoni (annunciata a fine 2016 dall’Amministrazione Obama) aveva scatenato il panico per la possibilità di dazi su prodotti made in Italy agroalimentari e non, come la Vespa. Ma nessuna iniziativa concreta è stata ancora presa.

La relazione del Dipartimento per il commercio sottolinea come gli Usa siano già impegnati a evitare che i tentativi dell’Ue di “espandere il pericoloso sistema” delle Dop e Igp “oltre il suo territorio” si traduca in minore accesso ai mercati esteri per i prodotti americani. Come per esempio accadrebbe con l’accordo Ue-Canada, che potrebbe entrare in vigore entro giugno.

In caso di coesistenza di denominazioni, l’accordo prevede che nessun nuovo produttore, americani inclusi, potrà entrare nel mercato canadese usando denominazioni protette incluse nel trattato a meno di non specificare sulle confezioni che si tratta di un’imitazione.

(di Angelo Di Mambro/ANSA)

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