Renzi ferma ipotesi Unione bis con D’Alema. Tensione con Pisapia

ROMA. – “L’ipotesi di dialogo con D’Alema è negata dalla realtà”, è lapidario Matteo Renzi. “Serve un centrosinistra largo, nessuno escluso”, ribatte Giuliano Pisapia, che il primo luglio terrà a battesimo “Insieme”, il nuovo soggetto della sinistra. E si presenta così come un rebus di difficile soluzione, il dibattito a sinistra sulle alleanze. “Non sto con chi vuole cancellare il Jobs act”, spiega Renzi. E Mdp ricambia, chiedendo “discontinuità” rispetto al Pd renziano. Ma Pisapia non demorde: si può stare tutti “insieme”. Magari (ma lui “non è disponibile”) con Romano Prodi a far da federatore.

Dopo il fallimento delle legge elettorale sul modello tedesco e alla luce della tenuta delle liste di centrosinistra alle comunali, la spinta all’unità a sinistra trova nuovo slancio. La auspica lo stesso Romano Prodi. Ma Renzi invita alla cautela: “Prodi è stato mandato a casa due volte dalla sinistra radicale, quindi ben venga rafforzare il centrosinistra purché non si realizzi un’Unione bis da Dini a Mastella e Turigliatto che forse vince ma poi non governa”.

Il segretario Pd aggiorna i nomi e cognomi: impossibile stare con Massimo D’Alema e Nicola Fratoianni. E Fratoianni ricambia: “Neanche noi ci vogliamo alleare con lui”. Ma anche in Mdp emergono molti dubbi sulla possibilità di stare insieme al Pd a guida renziana. I Dem sottolineano che quello delle alleanze (e anche di eventuali primarie di coalizione) non è un tema dell’oggi.

Renzi guarda ora ai ballottaggi delle comunali, ad alto tasso di incertezza: dopo il “pareggio” del primo turno saranno, afferma, una sfida ai “rigori” con il centrodestra. Intanto ai parlamentari Pd il segretario dà indicazione di “spingere” sulle leggi da varare, dal processo penale ai vitalizi, dallo ius soli al biotestamento: niente più compromessi con Ap e Mdp. Perché la convinzione è che, salvo “improbabili” incidenti parlamentari, si voterà a fine legislatura (“Non ho mai chiesto il voto anticipato”, assicura Renzi a Repubblica tv).

Perciò quelle leggi e una manovra che non alzi le tasse saranno il biglietto da visita della campagna elettorale (se ci saranno margini, ipotizza Renzi, in manovra si potranno dare soldi ai Comuni per progetti concreti e “dare una mano” alle famiglie). “Il M5s è stato sconfitto alle comunali, ma non diamo Grillo per morto”, è l’invito di Renzi.

Lega e M5s, notano dal Pd, sembrano sempre più vicini (da ultimo, la battaglia su migranti e rom). E se il leader Pd non può escludere le larghe intese con Berlusconi (“Non sono la mia opzione ma può accadere”), punta a proporre il Pd come “diga al populismo” grillino-leghista. “Non si spari sulla diga: il Pd è il centrosinistra”, è dunque il messaggio di Renzi a sinistra.

Se si tratterà di costruire una lista o una coalizione, dipenderà dalla legge elettorale con cui si voterà (ad oggi, con la riforma in stand by, il Consultellum). Ma Renzi spiega di voler “allargare”, a partire dai programmi, il Pd a esperienze civiche e di volontariato. E aggiunge che il dialogo è sempre aperto con Pisapia e Laura Boldrini.

Dopo mesi di gelo, il leader Dem ha ripreso a parlare anche con Pietro Grasso, che i Dem vorrebbero candidare in Sicilia. Mentre restano chiusi i canali con D’Alema e quei “molti leader con poca forza” che fuori dal Pd rappresentano la “sinistra radicale”.

A Renzi replica con forza Mdp. “Non può pensare che gli ideali della sinistra siano una zavorra”, afferma Pier Luigi Bersani. Mentre Pisapia, tessitore di un centrosinistra ampio, prova a tenere insieme tutti, sogna un ritorno di Prodi (ma lui non è disponibile, ammette) e intanto lancia il manifesto della sua kermesse del primo luglio, dal titolo significativo: “Insieme. Nessuno escluso”. Ci saranno Boldrini, Bersani, Speranza e Lerner. Ma potrebbe esserci anche un pezzo di Pd.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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