Al via tavolo contratti della Pubblica Amministrazione. Precario un lavoratore su sette

Una manifestazione dei dipendenti pubblici in una immagine di archivio. ANSA/DANILO SCHIAVELLA
Una manifestazione dei dipendenti pubblici in una immagine di archivio.
ANSA/DANILO SCHIAVELLA

ROMA. – Sono 3,5 milioni i lavoratori della P.A ma tra loro uno su 7, quasi mezzo milione, è precario. Stavolta non sono stime ma cifre certificate dall’Istat, che ha diffuso i primi risultati del censimento permanente della P.A, contando 12.874 enti. Una mappa che arriva alla vigila del rinnovo del contratto, dopo 8 anni di stop.

La busta paga lieviterà in media di 85 euro ma quanto andrà a chi si deciderà nel corso della trattativa tra i sindacati e l’Aran, l’Agenzia che rappresenta il Governo. “Siamo già a un ottimo punto, ho invitato il presidente dell’Aran a convocare le parti”, ha spiegato la ministra della P.A, Marianna Madia, indicando già giugno come il mese giusto. I negoziati si svolgeranno intorno a quattro tavoli, quanti sono i macro settori della P.A (centrale, locale, sanità e istruzione).

Adesso quindi la direttiva ‘madre’ dovrà essere declinata per ciascun campo. Un’operazione delicata, visto che prima di questa tornata contrattuale i comparti erano 11. Ci si aspetta un lavoro di armonizzazione, anche se si potranno mantenere delle specificità per salvaguardare mansioni non livellabili. A proposito di ‘mestieri’, il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, ha fatto sapere che l’Istituto sta dando una mano al Mef per la “rilevazione delle professionalità”.

Intanto si parte da alcune certezze, come il record di presenza femminile, con il 56% dell’occupazione ad appannaggio delle donne. E specialmente a loro guardano le nuove regole sul lavoro agile che domani Madia presenterà insieme a Maria Elena Boschi. Fa pensare, infatti, che al momento solo il 14,4% delle donne ricopra ruoli di vertice. C’è poi uno scomodo primato al femminile, quello della precarietà.

D’altra parte se c’è stata una componente del lavoro nella P.A in crescita, nonostante la spending review, è proprio quella legata ai contratti a termine (tra il 2011 e il 2015 in aumento di 12mila unità, contro un calo complessivo di 45mila). In generale si è registrato un calo del personale: da 4,8 a 4,6 dipendenti ogni 100 abitanti, fatta eccezione per i picchi di Valle d’Aosta, Trento e Bolzano (oltre 7 su 100). Una contrazione che per la Fp Cgil rende necessario un “piano straordinario di assunzioni”. E qui la spinta potrebbe arrivare dalla riforma Madia, che traccia una strada per le stabilizzazioni.

Intanto la Uil sui rinnovi pretende di “passare ai fatti”, mentre “soddisfazione” per l’apertura viene espressa dalla Confsal Unsa. Le novità toccheranno anche la dirigenza, in fermento dopo che il sindacato Unadis ha proclamato lo sciopero contro la soluzione trovata in manovrina per gli 800 ex incaricati del fisco. Lo stop è in programma per il 30 giugno.

Per i precari dell’Istat invece una via d’uscita è stata trovata, come ha rimarcato Madia, che ha dato la “disponibilità” al presidente dell’Istituto per una riforma del sistema statistico. In ballo ci sono innovazioni che potrebbero portare anche a risparmi, come già sta avvenendo con la strategia dei censimenti permanenti (frutterà allo Stato circa 200 milioni).

(di Marianna Berti/ANSA)

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