Cuba, affondo di Trump ma niente retromarcia da Obama

NEW YORK. – A rischio il disgelo tra Stati Uniti e Cuba, fortemente voluto da Barack Obama. Donald Trump si appresta infatti a lanciare un affondo verso quell’accordo considerato troppo accondiscendente nei confronti del regime dell’Avana. Ma al di là dei toni del tycoon non dovrebbe trattarsi di una vera e propria svolta – come spiegano i ben informati alla Casa Bianca – né di una chiusura di quel canale diplomatico aperto dopo 50 anni dal predecessore.

Quella che Trump sancirà col suo intervento a Miami dovrebbe limitarsi a una parziale retromarcia che rallenterà, piuttosto che abolire, le aperture politiche e commerciali messe in campo da Obama. Anche se la storica fine dell’embargo sembra al momento allontanarsi nel tempo.

Resterebbero insomma in piedi i capisaldi di quell’intesa che ha portato alla riapertura dopo decenni dell’ambasciata Usa a L’Avana. Sede che resterà aperta anche se ancora senza la presenza di un ambasciatore. Mentre sul fronte economico e dei collegamenti tra gli Usa e l’isola governata da Raul Castro l’azione di Trump dovrebbe limitarsi a rendere più severe alcune restrizioni ancora in essere e al congelamento di alcune delle agevolazioni introdotte di recente, senza però tornare ai divieti del passato.

Anche se l’amministrazione statunitense potrebbe ripristinare limitazioni sui viaggi verso Cuba da parte dei cittadini americani (anche quelli di origine cubana) e sulla possibilità dei cubani-americani di inviare i soldi ai familiari nell’isola. Ma si sa che in politica estera e nelle relazioni tra Stati contano anche i toni e le parole utilizzate.

E parlando davanti agli immigrati cubani nella Little Havana di Miami – sottolineano gli osservatori – il rischio è che Trump si lasci andare a espressioni dure che possano portare a un nuovo deterioramento dei rapporti tra i due Paesi, che mai sono stati così stretti dall’inizio della Guerra Fredda.

Non a caso a poche ore dall’intervento sul palco del Manuel Artime Theater il testo del presidente americano non è stato ancora ultimato, con le ultime limature tese a non togliere vigore alle parole di Trump ma senza urtare eccessivamente la sensibilità del governo dell’Avana rischiando una rottura.

“L’approccio generale – ha spiegato lo stesso segretario di stato Usa Rex Tillerson – è permettere che gli impegni presi sul fronte commerciale vadano avanti il più possibile perché a trarre beneficio è il popolo cubano. Ma non assicureremo sostegno finanziario a quello che per gli Usa resta un regime”.

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