In Usa ius soli diritto storico, ora nel mirino di Trump

Bambini in una scuola multirazziale
Bambini in una scuola multirazziale

WASHINGTON. – In Usa lo ius soli ha radici antiche, legate alla storia di immigrazione del Paese, ed è garantito a livello costituzionale dal 14/mo emendamento, ratificato nel 1868. Esso stabilisce che chiunque nasca sul territorio dell’Unione e sia soggetto alla sua giurisdizione – fatta eccezione, quindi, per diplomatici ed eventuali truppe straniere d’occupazione – ne è automaticamente cittadino.

L’idea risale alla ‘common law’ inglese che fu importata dai primi coloni americani. Finora il diritto è sopravvissuto a tutti i tentativi di modifica o abrogazione, iniziati sin dai primi anni Novanta, ad opera di repubblicani.

Ma ora è tornato nel mirino dopo l’elezione di Donald Trump, che lo aveva attaccato durante la campagna elettorale, sostenendo che “resta la più grande attrazione per l’immigrazione illegale”, perchè ne beneficiano pure i genitori, prima con permessi di lavoro e poi, quando il figlio è maggiorenne, facendosi sponsorizzare la domanda di cittadinanza.

“Siamo l’unico posto stupido abbastanza per fare questo”, aveva denunciato. In realtà gli Usa sono in compagnia di un’altra trentina di Paesi (tra cui Brasile, Argentina, Bolivia) ad applicare lo ius soli in modo automatico e senza condizioni, anche se insieme al Canada sono l’unico tra le economie avanzate.

Trump aveva suggerito di escludere da tale diritto i figli degli immigrati irregolari, assecondato con sfumature diverse da diversi esponenti repubblicani, anche suoi rivali nelle primarie, come il governatore del New Jersey Chris Christie e quello del Wisconsin Scott Walker. Contrari invece Marco Rubio e Jeb Bush.

Ma la sua proposta, secondo alcuni studi, significherebbe più che raddoppiare la popolazione dei clandestini, da 11 a 24 milioni entro il 2050. Minore invece l’impatto di un altro fenomeno, quello del ‘birth tourism’, ossia di madri straniere che vengono a partorire in Usa ‘in vacanza’ per garantire al figlio una seconda cittadinanza (36 mila l’anno).

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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