Polizze vita dormienti, almeno quattro miliardi giacciono in cassa

ROMA. – Almeno 4 miliardi di euro ‘giacciono’ nelle casse delle assicurazioni italiane e nessuno li va a riscuotere. Sono le polizze vita cosiddette ‘dormienti’, cioè scadute da almeno cinque anni e che non sono state liquidate perché i beneficiari non si sono presentati allo sportello. Adesso l’Ivass, l’Istituto di vigilanza sul settore assicurativo, vuole risolvere il problema e per questo chiede l’intervento del governo. Meglio, invece, vanno le cose per quanto riguarda l’Rc Auto dove, ha spiegato il presidente Salvatore Rossi nella Relazione annuale, i prezzi sono scesi ancora, anche se permangono i divari con l’Europa e quelli tra provincia e provincia.

Il fenomeno delle polizze dormienti, ha spiegato Rossi, “è assai rilevante”. Si tratta di circa 4 milioni di pratiche non liquidate perché le compagnie non sanno se l’assicurato è o no deceduto prima della scadenza della polizza: molto spesso i beneficiari non si fanno avanti perché non sanno di esserlo e nella polizza sono indicati in modo generico, ad esempio come ‘gli eredi legittimi’. E così nelle casse delle compagnie resta una montagna di soldi, per l’appunto “almeno 4 miliardi”.

Alla ricerca di una soluzione, l’Istituto ha segnalato al governo la necessità di intervenire, per esempio prevedendo per le compagnie l’obbligo di indicare i beneficiari con nome e cognome e quello di verificare almeno una volta l’anno i decessi degli assicurati, così come avviene in molti Paesi europei.

A dividerci dall’Europa non è solo questo, ma, come noto, anche i prezzi dell’Rc Auto. E’ vero, ha spiegato Rossi, che sono scesi (a causa della crisi e grazie alla lotta alle frodi) per il quinto anno consecutivo, attestandosi a 420 euro nel quarto trimestre del 2016 e a 412 nel primo del 2017.

Ma è anche vero che il divario con Francia, Germania e Spagna, pur molto ridotto rispetto ai 260 del 2011, resta comunque pari a 140 euro. Per non parlare delle differenze all’interno del Paese: anche qui la forbice si stringe, ma a Napoli si paga pur sempre il doppio rispetto ad Aosta (630 euro contro 300). Dati, questi, che vengono contestati da Federconsumatori, convinta che lo scorso anno i prezzi siano aumentati dell’1,5%.

Da un punto di vista più generale, Rossi ha anche evidenziato che nel 2016 il totale dei premi pagati alle compagnie assicurative è diminuito dell’8,7%, da 147 a 134 miliardi. A soffrire di più è stato il ramo vita (-11%), dopo tre anni di crescita, che ha visto in particolare il crollo delle polizze finanziarie (-25%): queste, però, a inizio 2017 hanno ripreso a correre.

Malgrado il mercato sia in calo, le compagnie italiane fanno investimenti più redditizi (il rendimento netto di capitale è stato dell’8,6%) delle colleghe europee: la ragione sta nella forte concentrazione sui titoli di Stato, italiani in particolare. Nonostante una certa “preoccupazione, perché le concentrazioni non piacciono a chi vigila”, Rossi ha però detto no alle proposte fatte in sede europea di imporre un requisito di capitale sui titoli pubblici negli attivi delle compagnie, che tenga conto della rischiosità del debito sovrano italiano.

(di Francesca Paggio/ANSA)

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