Ap insorge, Pd frena: Ius soli in bilico

Ius soli
Un momento della manifestazione sull'approvazione della legge per la cittadinanza, 28 febbraio 2017. ANSA/ANGELO CARCONI
Un momento della manifestazione sull’approvazione della legge per la cittadinanza, 28 febbraio 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Il ddl sullo ius soli appare sempre più in bilico: il premier Paolo Gentiloni, per cercare di salvare il provvedimento, vede Angelino Alfano ma il leader di Ap, a maggior ragione dopo la minaccia del ministro Enrico Costa di dimettersi, ribadisce al premier la contrarietà a porre la questione di fiducia sul provvedimento che vincolerebbe la maggioranza. Un rischio per la stabilità del governo che spinge anche il Pd a frenare sulla fiducia se rischia di essere causa di una crisi di governo.

“Serve una verifica molto attenta dei numeri”, è la cautela con cui a fine giornata il capogruppo Luigi Zanda esce da un consulto con il premier. Davanti ad un’emergenza sbarchi tornata a livelli massimi sulle coste italiane, i centristi non hanno intenzione di abbassare le barricate contro un provvedimento che “ha ripercussioni sociali fortissime”. Non solo Costa si dice pronto a dimettersi da ministro ma anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano, per smentire divisioni dentro il suo partito, tiene il punto in un incontro mattutino con il premier Paolo Gentiloni.

L’intenzione del presidente del consiglio era di andare avanti per arrivare all’approvazione entro la pausa estiva. “Non c’è alcuna ipotesi di rinvio”, spiegava in mattinata Zanda. Ma la frenata arriva da Matteo Richetti, nuovo responsabile della Comunicazione del Pd. “Sosteniamo la legge e andremo fino in fondo, ma è evidente che non può diventare un pretesto per far cadere il governo”, avverte il deputato dem.

Matteo Renzi, spiegano i fedelissimi, non ha intenzione di passare per quello che vuole a tutti i costi, anche quello dell’incidente parlamentare, il ddl sullo ius soli. “Decida Gentiloni che fare, il Pd in ogni caso lo sosterrà”, è la linea dei renziani, non più sulle barricate, come nei giorni scorsi, per avere ad ogni costo l’approvazione del provvedimento. Una linea che ottiene l’approvazione di Ap.

“Bene Richetti, – sostengono i capigruppo Maurizio Lupi e Laura Bianconi – il Pd è ovviamente libero di indicare le sue priorità ma noi abbiamo sempre detto che non si impegni il governo” con la fiducia. E’ chiaro a tutti, però, che senza la fiducia il ddl, su cui pendono 50mila emendamenti, non sarà mai approvato prima della pausa estiva.

E alla ripresa dei lavori, con la campagna elettorale alle porte, è difficile che i centristi ammorbidiscano la posizione. Per questo in serata il presidente del consiglio chiama a Palazzo Chigi Zanda per fare il punto su numeri e tempi.

“Richetti ha sottolineato quello che dall’inizio della legislatura è un punto fermo della condizione del Senato – osserva Zanda all’uscita – Per tutte le fasi di ciascun provvedimento è estremamente importante una verifica preventiva e molto attenta dei numeri”. I numeri risicati, quindi, non sono una novità ma stavolta, a differenza di altri provvedimenti, forse si deciderà di non forzare la mano.

(di Maria Cristina Ferrulli/ANSA)

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