Valtellina, trent’anni fa l’alluvione: 53 morti

Valtellina
Valtellina, 30 luglio 1987. ANSA/OLDPIX
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Valtellina, 30 luglio 1987. ANSA/OLDPIX

MILANO. – Era il 18 luglio e pioveva da giorni. Troppo. Quella notte del 1987 il fragile territorio della Valtellina non riuscì più a contenere tutta quel’acqua e cominciarono le frane. Sarebbero terminate solo dieci giorni dopo, il 28 luglio, con la frana più grave, quella che in Val Pola fece scomparire in un colpo solo due interi paesi, Sant’Antonio Morignone e Aquilone. Alla fine i morti complessivi furono 53, i danni superarono i 4 mila miliardi di lire.

Questa una scheda di quell’alluvione, in ricordo della quale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto essere presente di persona alla cerimonia del trentennale. 18 luglio: dopo tre giorni di continue precipitazioni, frane e straripamenti di corsi d’acqua colpiscono l’alta Lombardia ed in particolare la Valtellina. Circa 60 dei 78 paesi della valle subiscono le conseguenze del maltempo.

A Tartano una frana travolge e distrugge l’albergo “La gran baita”: muoiono 11 persone, altre 2 a Sant’Antonio Morignone e a Lenne, 11 i dispersi. Nella tarda serata arriva il ministro della Protezione Civile, Giuseppe Zamberletti. 22 luglio: Zamberletti riferisce alla Camera i dati principali dell’alluvione: i morti sono 14, i dispersi 17 e 6.200 le persone costrette a lasciare i propri alloggi. I danni sono valutati in 1.500 miliardi di lire, ma si tratta di una indicativa, considerando che “nella sola provincia di Sondrio le vallate colpite sono state circa 45”.

24 luglio: frana una strada adiacente alla sponda del torrente Serio, in Val Vemina, muoiono due tecnici a bordo di una jeep. 26 luglio: vengono sfollate 1.253 persone che abitano le frazioni di Le Prese, Sant’Antonio Morignone, San Martino Serravalle, Verzedo, Mondadizza. L’ordine di evacuazione è conseguente al pericolo di una frana sulla sponda destra dell’Adda.

28 luglio: una massa di terra di 40 milioni di metri cubi precipita dalla Val Pola nell’Adda, a circa 1.000 metri di quota, sommergendo i paesi di San Martino Ponte del Diavolo, Aquilone e Sant’Antonio Morignone: muore una persona, i dispersi sono 24, i feriti 6. La frana blocca il corso dell’Adda, provoca la formazione di un lago che raccoglie all’inizio un milione e mezzo di metri cubi d’acqua e il cui livello aumenta di dieci centimetri ogni trenta minuti.

29 luglio: Remo Gaspari succede come ministro della Protezione Civile Zamberletti. Polemiche sul cambiamento del titolare del dicastero. 31 luglio: Gaspari, con i ministri dei Lavori Pubblici, Emilio De Rose, e del Turismo, Franco Carraro, effettuano sopralluogo in Valtellina. 4 agosto: il livello del lago formatosi in Val Pola aumenta e la minaccia di una nuova frana costringe all’evacuazione 1.200 abitanti di quattro frazioni di Valdisotto.

5 e 6 agosto: il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga visita le zone colpite. Segue l’11 agosto la visita del presidente del Consiglio, Giovanni Goria. 24 agosto: un’ordinanza del prefetto di Sondrio ordina lo sgombero di 2.2000 persone, abitanti dei 18 Comuni minacciati dalla possibile esondazione del lago di Val Pola. 27 agosto: il ministro della Protezione Civile Gaspari, dopo una serie di riunioni tecniche e nonostante le divergenze con gli esperti dell’ Azienda Energetica Municipale di Milano decide l’ attuazione della tracimazione controllata per il lago formatosi in val pola.

28 agosto: dalle 4 del mattino vengono fatti affluire nell’ Adda, dalla centrale elettrica di Premadio, dai 10 ai 16 metri cubi di acqua ogni secondo, che poi saliranno a 23. 30 ago: poco prima delle 7.30 il livello dell’acqua del lago raggiunge quota 1.102 e comincia la tracimazione. Il lago contiene 17 milioni di metri cubi d’acqua.

(di Luciano Clerico/ANSA)

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