Grasso: “A settembre si rimetta mano alla legge elettorale”

Grasso, Senato
Grasso, cerimonia del Ventaglio
Pietro Grasso, presidente del Senato.

ROMA. – La prima cosa che puntualizza è che lui non si candiderà alle prossime elezioni in Sicilia. Nonostante il pressing che arriva da politici e cittadini. I prossimi mesi “saranno particolarmente delicati”, avverte, e il momento politico è complesso, caratterizzato da “fibrillazioni politiche” nella maggioranza. Pertanto lui, Pietro Grasso, di lasciare, in questa situazione, il suo incarico al Senato proprio non se la sente.

Ci sono troppe cose da fare, spiega, e nel suo intervento a Palazzo Giustiniani in occasione della cerimonia del “Ventaglio”, le elenca tutte. A cominciare dalla legge elettorale. Che potrebbe benissimo riprendere il suo iter al Senato dove non sono previsti voti segreti.

Per Grasso, infatti, l’approvazione di nuove norme che superino le sentenze della Consulta su Porcellum e Italicum è necessaria soprattutto perché si tratta di “questioni che incidono sul principio costituzionale della rappresentanza e della sovranità popolare” e che “vanno affrontate con grande serietà, responsabilità e la più ampia condivisione”.

Traccia una sorta di indice delle disomogeneità che resterebbero tra Camera e Senato nel caso in cui si decidesse di andare alle urne senza una nuova legge elettorale e lancia un appello ai partiti: fino alla fine della legislatura di cose da fare ce ne sono tante. E andrebbero fatte per salvaguardare “la credibilità” degli stessi partiti. Oltre al superamento dell’Italicum, Grasso, come aveva fatto al ventaglio della Camera la presidente Boldrini, parla della necessità di approvare in tempi rapidi lo “Ius soli”.

Al di là della polemica politica che ha portato alle dimissioni di un ministro, si tratta infatti di una legge di civiltà che va fatta perché “offrire a chi nasce, studia e cresce in Italia la possibilità di sentirsi parte della comunità nazionale” serve a a rendere l’Italia un “Paese più sicuro”. Integrare e riconoscere diritti e doveri, insiste, “significa fare sicurezza”. Si tratta insomma non solo di applicare i principi previsti dalla Costituzione, ma anche i “valori cristiani”.

Ma è in genere su fenomeno della migrazione che Grasso richiama tutti ai propri doveri: l’Europa affinché decida se vuole “incidere sui processi storici” o intenda affidarsi “egoisticamente alla geografia” e i politici perché non soffino “sulla paura” visto che così facendo indeboliscono il Paese.

Ma non basta. Oltre alla legge di stabilità, per il presidente del Senato da qui alla fine della legislatura c’è anche il tempo per approvare quei “Regolamenti parlamentari” che si invocano da decenni e che potrebbero portare a un nuovo bicameralismo più efficiente; la legge che disciplina la candidabilità dei magistrati e il loro ricollocamento in ruolo; la riforma della diffamazione per togliere il carcere ai giornalisti. Ma Grasso augura anche che riesca a vedere la luce la norma che tutela i lavoratori che denunciano la corruzione, i cosiddetti “Whistleblower”.

(di Anna Laura Bussa/ANSA)

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