Governo perde i pezzi ma va avanti. Mattarella vigila

Gentiloni, Renzi e Mattarella.
Gentiloni, Renzi e Mattarella.

ROMA. – Un altro addio alla maggioranza: Massimo Cassano, sottosegretario al lavoro e senatore di Ap, torna alla “casa madre” Forza Italia. Dopo il ministro Enrico Costa, un altro esponente del governo si dimette per correre con il centrodestra alle elezioni. E non sarà l’ultimo, scommettono dal Pd. Il governo, aggiungono, non ne risente: “navigherà” fino a fine legislatura. Ma Paolo Gentiloni dovrà sempre più fare i conti con una maggioranza in disarmo, numeri incerti al Senato, e un obiettivo su tutti: assicurare il varo della manovra.

Ed è proprio sullo snodo della legge di bilancio, cruciale per la stabilità economica del Paese, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella vigilia. Il capo dello Stato, che osserva con attenzione i passaggi politici delle ultime settimane, si adopererà – assicurano fonti parlamentari – per evitare che si creino le condizioni di una crisi di governo.

Il faro è la manovra: dopo aver messo in sicurezza i conti, è il ragionamento, si potrà andare a votare il prossimo anno. Su questo obiettivo prioritario è forte l’asse tra Quirinale e Palazzo Chigi. Farsi garante della stabilità per favorire la ripresa è, osservano fonti di governo, l’impegno quotidiano del presidente del Consiglio.

Da Torino, in un incontro con il Terzo settore, Gentiloni non commenta il nuovo addio (che, osservano i Dem, non sconvolge il governo) e parla di economia. Non siamo “fuori dalle conseguenze laceranti” della crisi, afferma: “Se non c’è crescita è difficile porre l’obiettivo di ricucire quelle lacerazioni. Ma – aggiunge – abbiamo la possibilità di far fronte a queste sfide qui ed ora”.

Il premier cita tra l’altro una frase di Pier Giorgio Frassati: “Dobbiamo vivere e non vivacchiare”. Ma precisa: “Non parlava del governo…”. Nei prossimi mesi, ammettono dal gruppo Pd, “vivere” vorrà dire costruire la maggioranza al Senato su ogni provvedimento.

Nonostante lo stop di Berlusconi ad approdi di massa in Fi, il bollettino di Palazzo Madama segnala come imminente il ritorno al centrodestra di cinque o sei senatori centristi. Angelino Alfano garantisce sulla tenuta di Ap e Maurizio Lupi assicura che il partito sarà al fianco del Pd e del governo “fino a fine legislatura”. I centristi chiedono che due dei loro vadano a sostituire Costa e Cassano al governo ma per ora Gentiloni tiene l’interim agli Affari regionali.

E i timori Pd restano. Tra gli addii ad Ap e lo smarcamento di Mdp che al governo chiede una “svolta”, la previsione è ritrovarsi a votare la manovra da quasi “monocolore Pd”. Per il varo potrebbero fare la differenza persino le presenze in Aula al momento del voto: se – esempio non casuale – qualche senatore Fi uscisse, abbasserebbe il quorum. E così tra le fila Dem c’è chi recrimina per la scelta di non andare al voto anticipato. Ma Matteo Renzi blinda il percorso di Gentiloni.

E Ettore Rosato non drammatizza: “Abbiamo messo in conto il sostegno a singhiozzo di Mdp e il rischio reale che Ap perda pezzi da una parte e dall’altra”, dice con riferimento alla notizia del passaggio da Ap al Pd del presidente della commissione Finanze della Camera Maurizio Bernardo. “Ma il governo è in salute e fa le cose che servono”.

(di Serenella Mattera/ANSA)