Renzi a Grillo e Berlusconi: “Scriviamo la legge elettorale”

Il segretario del Pd Matteo Renzi alla Festa dell'Unità a Poggibonsi (Siena), 22 luglio 2017. ANSA/ FABIO DI PIETRO
Il segretario del Pd Matteo Renzi alla Festa dell’Unità a Poggibonsi (Siena), 22 luglio 2017.
ANSA/ FABIO DI PIETRO

ROMA. – Matteo Renzi apre alla minoranza interna, coinvolgendo Andrea Orlando e Michele Emiliano nella Conferenza programmatica del Pd che si svolgerà a ottobre, e soprattutto riapre il discorso sulla legge elettorale, che sembrava considerare chiuso, “chiamando” Grillo e Berlusconi al dialogo. Dopo il flop a causa dei voti segreti lo scorso giugno, la riforma della legge elettorale sembrava uscita fuori dal periscopio di Renzi: dopo una apertura a M5s e a Fi mercoledì scorso, ecco la replica.

Parlando alla presentazione del suo libro a Poggibonsi ha ribadito: “Io le regole del gioco sono per scriverle insieme a Grillo e a Berlusconi, non contro di loro. Dopodiché bisogna che gli altri ci stiano…”. E già dal Cavaliere è arrivata la disponibilità a riprendere il discorso, partendo dal testo su cui si era trovata una intesa. Ora starà a M5s rispondere ai due interlocutori. Perché per Renzi il dialogo è possibile solo se ci sono sia Berlusconi che Grillo.

Nel pomeriggio il Pd ha annunciato i nuovi responsabili dei dipartimenti, importanti durante la prossima campagna elettorale per i rapporti con le organizzazioni della società civile: tra essi anche esponenti dell’area di Andrea Orlando (Sandra Zampa, Emma Petitti e Andrea De Maria) e di Michele Emiliano (Loredana Capone e Giuseppe Antoci): nomi scelti grazie al lavoro di “cucitura” fatto da Lorenzo Guerini e Luca Lotti.

Ma soprattutto Renzi ha chiamato i due sfidanti alle primarie nel gruppo ristretto che preparerà la Conferenza programmatica di ottobre, accanto a Sergio Chiamparino, Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Maurizio Martina e Tommaso Nannicini. Un gruppo “unito e plurale” ha sottolineato Martina.

La Conferenza programmatica è quella che definirà il programma per elezioni del 2018 e la mossa fa intendere che il segretario non intende agire in solitudine, mettendo le minoranze di fronte al fatto compiuto. Orlando e Emiliano potranno battere su un punto su cui insistono sin dalle primarie: il programma non può limitarsi a rivendicare i risultati del Governo Renzi, ma dovrà affrontare il tema della “protezione” di chi rimane escluso dalla ripresa.

Ma Renzi ribadisce la sua richiesta alla minoranza: “Chi gioca nel partito deve rispettare i voleri della maggioranza dentro il partito”, perché questa è quella che ha vinto le primarie. Un ramoscello d’ulivo arriva dalla minoranza per bocca di Andrea Martella, coordinatore dell’area Orlando, che definisce “positiva” la composizione del gruppo ristretto che lavorerà al programma.

Ma con dei paletti: “Naturalmente assieme a questo approfondimento programmatico dovrà continuare la discussione per rendere il progetto Pd più forte e chiaro, e proseguire il lavoro per una coalizione di centrosinistra e sulle leadership in grado in renderla vincente nel Paese”.

Insomma il confronto interno al Pd sfocerà nel dibattito sulla legge elettorale che da settembre riprenderà e che, ancora una volta, avrà al centro il tema delle coalizioni, con partiti e correnti che le chiedono o le rifiutano in entrambi i Poli.

A sinistra del Pd la partecipazione venerdì di Giuliano Pisapia alla Festa dell’Unità di Milano, con tanto di abbraccio con Maria Elena Boschi, non è passata inosservata. Nicola Fratoianni ha chiesto all’ex sindaco di Milano di rompere i ponti con i Dem definitivamente e di imprimere “una svolta radicale” come condizione per un soggetto unitario alle elezioni del 2018.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)