Legge elettorale: si riaprono i giochi, Renzi vede Gianni Letta

Letta e Renzi
Cerimonia della campanella tra Matteo Renzi e Enrico Letta, Roma 22 febbraio 2014. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Letta e Renzi
Cerimonia della campanella tra Matteo Renzi e Enrico Letta, Roma 22 febbraio 2014.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – La stretta arriverà a settembre ma sono partite le grandi manovre per capire se esistono ancora margini per cambiare la legge elettorale. Gianni Letta, impegnato insieme a Nicolò Ghedini a sondare tutti i partiti, dopo aver visto Pier Luigi Bersani avrebbe incontrato, a quanto si apprende, martedì al Nazareno anche Matteo Renzi.

Un colloquio (che viene però smentito dal portavoce del Nazareno) che non avveniva dal gennaio 2015 quando il patto del Nazareno si ruppe sull’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, per capire se ci sono margini di manovra sul premio alla coalizione. Ma Matteo Renzi, pur aprendo ad un accordo largo sulla riforma del Consultellum, avrebbe ribadito la sua contrarietà.

I tempi per provare a cambiare la legge elettorale, al netto della pausa agostana, sono strettissimi. La legislatura, secondo la convinzione dei più, finirà dopo l’approvazione della legge di bilancio a fine dicembre. Con uno scioglimento delle Camere immaginato per metà gennaio per andare alle elezioni a marzo. E, considerato che sotto sessione di bilancio, le Camere sono monopolizzate dalla manovra, restano settembre e ottobre per cercare di armonizzare la legge elettorale tra Camera e Senato come chiede il presidente della Repubblica.

Silvio Berlusconi, tra interviste pubbliche e incontri attraverso i suoi emissari, non fa mistero di essere interessato ad una modifica che aiuti la coalizione di centrodestra, data in crescita nei sondaggi. Magari riprendendo le fila del sistema tedesco corretto, naufragato alla Camera per volontà dei grillini. E nemmeno Renzi sarebbe contrario a riprovare sul sistema proporzionale corretto solo dietro ampie garanzie di M5S di tener fede ai patti.

Ma sul premio alla coalizione, se spingono Andrea Orlando e Dario Franceschini, i renziani restano contrari. “Ma perchè dovremmo spingere per una riforma che avvantaggia solo la vittoria del centrodestra?”, spiegano i dirigenti dem. Renzi, insomma, continua a non credere alla rinascita del centrosinistra, o Ulivo 2.0 che dir si voglia, puntando invece ad un Pd largo, che accolga settori moderati fino all’associazionismo (con una porta sempre aperta per Giuliano Pisapia).

Sempre martedì infatti avrebbe incontrato, ancora al Nazareno, il segretario di Scelta Civica Enrico Zanetti. Ma al di là del merito, Renzi continua ad essere fermo sul punto: se si deve mettere mano alla legge elettorale, devono essere d’accordo sia Silvio Berlusconi sia Beppe Grillo.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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