Freno della Cina agli investimenti esteri, stretta per evitare fughe capitali

Freno della Cina agli investimenti esteri
Freno della Cina agli investimenti esteri

ROMA. – Stretta della Cina sullo shopping all’estero delle proprie imprese. Pechino ha deciso infatti di limitare gli investimenti oltre confine, per ridurre il rischio finanziario e sostenere l’economia. Nel mirino diversi settori che vanno dall’immobiliare fino ai club sportivi, che negli ultimi anni, anche in Italia, sono stati terra di conquista di diverse società cinesi.

La decisione è stata presa dal Governo di Pechino, che ha fissato una serie di linee guida per chi intende investire all’estero. Di fatto gli investimenti oltre confine verranno ora valutati secondo tre categorie: vietati, limitati e incoraggiati. La lista delle limitazioni riguarda gli investimenti nell’immobiliare, negli hotel, nell’intrattenimento e nei club sportivi.

Oltre a questo è stabilito il divieto alle aziende cinesi di essere coinvolte in investimenti esteri che possano mettere a rischio gli interessi nazionali e la sicurezza della Cina, compresa la produzione di tecnologia e prodotti militari non autorizzati, gioco d’azzardo, pornografia e altri prodotti e tecnologie proibiti. Vengono invece incoraggiate tutte le società intenzionate ad investire nell’iniziativa ‘Belt and road’ voluta dal presidente Xi Jinping per una nuova ‘via della Seta’ tra Asia ed Europa.

La Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo cinese si è scagliata contro gli investimenti esteri “irrazionali” in alcuni settori. Secondo la Commissione, gli accordi all’estero firmati dalle aziende cinesi hanno toccato nel 2016 il record di 170 miliardi di dollari.

Già quest’anno, però, il lavoro del Governo di Pechino per limitare la fughe di capitali che indeboliscono lo yuan e drenano le riserve di capitale, ha cominciato a mostrare effetti: nei primi sette mesi dell’anno, infatti, gli investimenti in uscita della Cina sono crollati del 44,3% rispetto all’anno scorso.

In questo quadro un mese fa il gruppo Dalian Wanda, l’impero partito dall’immobiliare e cresciuto nell’dell’entertainment che dal 2016 ha messo a segno uno shopping da 20 miliardi di dollari, è finito nelle maglie delle autorità di regolamentazione bancaria cinese che hanno ordinato agli istituti di credito una stretta sui prestiti. Mentre a marzo il governatore della banca centrale cinese ha bacchettato gli investimenti cinesi nel calcio europeo, dove negli ultimi due anni i cinesi avrebbero speso oltre due miliardi di dollari.

Dall’Aston Villa all’Atletico Madrid, sarebbero già 28 le società europee con quote in mano agli investitori asiatici. Per l’Italia, parlano cinese il Milan (finito, fra varie difficoltà finanziarie, nelle mani di Sino-Europe Sports, la società del misterioso Yonghong Li), l’Inter (il 70% è in mano al gruppo Soning) e il Parma (il 60% è stato acquisito da Desport). L’Italia è la terza destinazione europea per gli investimenti cinesi e nel nostro Paese hanno già investito 168 gruppi cinesi, soprattutto partecipando aziende italiane.

(di Enrica Piovan/ANSA)

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