Trump minaccia lo shutdown e spaventa Wall Street

Hillary e Tramp durante un dibattito in campagna elettorale
Hillary e Tramp durante un dibattito in campagna elettorale
Hillary e Tramp durante un dibattito in campagna elettorale

WASHINGTON. – “Un viscido, quando mi si avvicinava da dietro mi si accapponava la pelle”. Hillary Clinton racconta così cosa è successo nella sfida con Donald Trump: ‘What Happened’ è il titolo del libro in uscita in cui la ex candidata presidente si toglie più di un sassolino dalla scarpa ripercorrendo la campagna elettorale per le presidenziali 2016 risultata poi nella vittoria del tycoon alle urne.

Questo mentre Trump è sotto attacco, con le tensioni ancora alte dopo i commenti sui fatti di Charlottesville e le preoccupazioni espresse da più parti per l’infuocato comizio nelle scorse ore a Phoenix. Come se non bastasse è arrivato anche il rischio ‘shutdown’ del governo, che il presidente ha minacciato se il Congresso non pagherà il muro con il Messico. Con Wall Street che non ha tardato a reagire: la borsa di New York ha infatti chiuso in calo con tutti gli indici in perdita.

Il volume di Hillary Clinton uscirà il prossimo 12 settembre ma anticipazioni diffuse dai media rivelano che l’ultima fatica della ex segretario di Stato va oltre il libro di memorie, è una riflessione che tra le altre cose intende consegnare alla Storia l’immagine dei nemici giurati, Hillary Clinton e Donald Trump.

Così ricordando i dibattiti tv dello scorso autunno col rivale l’ex first lady ricorda: “Dovevo stare calma, sorridere e andare avanti, anche se invadeva di continuo il mio spazio personale? O girarmi, fissarlo negli occhi e dire chiaro e forte ‘stai indietro viscido, stai lontano da me. So che ami intimidire le donne, ma non puoi intimidire me’. Ho scelto l’opzione A”.

E’ la guerra a distanza che continua. Anche se adesso il presidente senza più (o ancora) un leader democratico a fargli da opposizione si scaglia soprattutto contro i media. In particolare quando parla alla sua base come ha fatto in un accorato comizio a Phoenix durato oltre un’ora. Il primo dopo le dure polemiche seguite ai suoi commenti sui fatti di Charlottesville, su cui Trump ha accusato i media di essere “disonesti” e di spaccare il Paese.

Intervento tenutosi tra le proteste, pur rimaste prevalentemente pacifiche. Alcune migliaia di persone discese sulla città dell’Arizona hanno contestato il presidente e fatto da controcanto ai sostenitori in fila per entrare al Convention Centre da 19mila posti, non tutti poi riempiti.

Il presidente ha abbandonato i toni composti del discorso alla nazione per dettare la sua linea per la guerra in Afghanistan ed è tornato a quelli accesi a cui ha abituato fin dalla campagna elettorale. “Ho condannato i neonazisti, i suprematisti bianchi e il KKK ma i media non lo hanno riportato”, ha detto. “Se volete scoprire la fonte delle divisioni nel nostro paese basta guardare ai media che danno fake news”, ha aggiunto, “stanno tentando di portarci via la nostra storia e la nostra cultura”.

Trump ha parlato anche in Nevada davanti ad una platea di veterani e quasi ad aggiustare il tiro rispetto alle ore precedenti, ha scandito forte e chiaro un appello all’unità. “E’ tempo di curare le ferite che ci dividono”, ha detto, “non siamo definiti dal colore della nostra pelle o dal nostro stipendio”.