A Roma si riduce la pressione dell’acqua di notte, sos ai piani alti

Una signora riempie la bottiglia d'acqua da una fontana pubblica a Roma.
Una signora riempie la bottiglia d'acqua da una fontana pubblica a Roma.
Siccità a Roma

ROMA. – La siccità persiste e la Capitale sta prosciugando le sue riserve idriche. L’Acea così corre ai ripari e, presumibilmente dalla prima settimana di settembre, avvia il piano di “riduzione controllata delle pressioni della rete idrica nelle sole ore notturne” che coinvolgerà quasi tutta Roma, circa 90 zone, e anche il Comune di Fiumicino, in particolare Isola Sacra, Fiumicino centro e zona aeroportuale, Fregene, Focene, Maccarese, Palidoro e Passoscuro.

A rischio soprattutto quanti abitano ai piani alti e “nelle zone idraulicamente più sfavorite” a cui di notte l’acqua potrà mancare completamente e per le quali “potrebbe non essere escluso lo svuotamento delle condotte con il conseguente intorbidimento dell’acqua al momento del rientro in servizio”.

Sulla misura, “appresa dagli organi di stampa”, ha chiesto “immediati chiarimenti” il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Il ministro chiede se Acea abbia verificato l’impatto sulle strutture sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche e private, sulle strutture ricettive e di ristorazione, sugli uffici pubblici e sulle strutture ove vengono alloggiati a qualsiasi titolo gli animali e “per evitare che ciò comporti pregiudizi per la continuità dei servizi sanitari essenziali, e se questa decisione sia stata concordata o partecipata con la Regione Lazio”.

La misura arriva, sostiene l’Acea, “nonostante l’eccezionale lavoro svolto a partire da maggio, con l’istituzione da parte del nuovo vertice di una cabina di regia per affrontare l’emergenza idrica, che ad oggi ha consentito di monitorare circa 4.700 km di rete, quasi il 90% del totale, con oltre 1.300 perdite già riparate”.

Il motivo, secondo l’azienda, è determinato dal “perdurare di una straordinaria siccità (è piovuto il 70% in meno, rispetto alla media degli ultimi tre anni) che sta via via assottigliando le fonti di approvvigionamento ed impone l’adozione di adeguate misure per garantire il servizio alla cittadinanza, limitandone al massimo i disagi. Disagi che, senza gli sforzi sopracitati, sarebbero stati molto più duri”.

“Lo scenario, infatti, – prosegue Acea – con la ripresa dopo la pausa estiva, e il conseguente incremento dei consumi, si presenta molto serio: gli acquedotti delle Capore e del Marcio nell’ultimo periodo hanno visto abbassarsi sensibilmente il livello delle loro acque, dal Pescheria non si possono derivare più di 9.100 litri al secondo per i forti limiti di un’infrastruttura vecchia di 80 anni, dal lago di Bracciano la società non può prelevare più di 400 litri al secondo, a seguito dell’ultima ordinanza diramata dalla Regione Lazio a valle della decisione del Tribunale Superiore delle Acque. Da qui la decisione di adottare un piano di riduzione controllata delle pressioni della rete idrica nelle sole ore notturne”.

Alla fine di luglio Roma ha rischiato il razionamento dell’acqua per “un braccio di ferro” tra la Regione Lazio, che aveva imposto lo stop totale ai prelievi dal lago di Bracciano, e l’Acea, che aveva preannunciato come conseguenza del blocco, il razionamento dell’acqua per un milione e mezzo di romani.

Ne è poi seguita una sorta di pace istituzionale che ha portato l’amministrazione regionale, dopo una trattativa con il ministero dell’Ambiente, a decidere che Acea poteva continuare a prelevare acqua dal lago di Bracciano, anche se in forma molto ridotta, fino al primo settembre. Proprio per fronteggiare le conseguenze della crisi idrica il 7 agosto il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di calamita’ naturale nel Lazio mettendo a disposizione 19 milioni di euro.

E Zingaretti ha annunciato che stanzierà fondi per le aziende e le piccolo imprese del settore turistico e ricreativo che nell’area di Bracciano che hanno vissuto una forte crisi economica.

(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)

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