Pensioni: dal 2019 cambia la rivalutazione, in meglio per le alte

Un' anziana signora legge il modulo di richiesta per la pensione di vecchiaia. ANSA - FRANCO SILVI -PAT
Un’ anziana signora legge il modulo di richiesta per la pensione di vecchiaia. ANSA – FRANCO SILVI -PAT

ROMA. – Dal 2019 cambia il meccanismo di rivalutazione delle pensionI: così come previsto dall’accordo siglato l’anno scorso tra Governo e sindacati sulla fase due della previdenza sarà ripristinato il meccanismo previsto dalla legge di bilancio per il 2001 ovvero il recupero dell’inflazione per scaglioni. In pratica il recupero sarà pieno per la parte di pensione entro le tre volte il minimo per tutti, anche per coloro che possono contare su un importo molto superiore con un vantaggio rispetto ad oggi, soprattutto per gli assegni più alti.

In caso di assegni che superino i 1.505 euro al mese (calcolo fatto sulla base del trattamento minimo del 2017 che è di 501,89 euro), ci sarà una rivalutazione parziale sulla base di altri due scaglioni. Si tratta di pochi euro dato che l’inflazione è molto bassa, ma il meccanismo di fatto potrebbe sminare la polemica sulla mancata rivalutazione soprattutto in vista dell’attesa decisione della Corte Costituzionale il 24 ottobre sul cosiddetto “bonus Poletti”.

La Corte infatti dovrà decidere sulla scelta del Governo di restituire ai pensionati cui era stata bloccata la rivalutazione per due anni (2012-2013) dal Salva Italia, solo il 12% della mancata perequazione (dando priorità agli assegni più bassi).

Dal 2019 è confermata la rivalutazione al 100% per gli assegni fino a tre volte il minimo; poi è prevista la rivalutazione al 90% per quelli tra tre e cinque volte il minimo (tra 1.500 e 2.500 euro al mese circa), mentre adesso sono previsti due scaglioni uno al 95% e uno al 75% tra le quattro e le cinque volte il minimo. L’ultima fascia, oltre le cinque volte il minimo, sarà rivalutata al 75% rispetto all’inflazione, una percentuale più alta di quella prevista fino al 2018 (il 50% tra cinque e sei volte il minimo, 45% per gli importi superiori a sei volte il minimo).

Ma soprattutto il meccanismo che ritorna in vigore nel 2019 salvaguarda per tutti il primo “pezzo” di pensione garantendo sui primi 1.500 euro la rivalutazione piena. In pratica si mette in campo un leggero vantaggio per le pensioni più alte rispetto ad oggi: infatti fino al 2018 avranno la rivalutazione al 45% su tutto l’importo. Inoltre il Governo sta verificando la possibilità di far recuperare ai pensionati una parte di quanto perso con una rivalutazione una tantum del montante, così come previsto dall’accordo firmato l’anno scorso.

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