La manovra punta sul lavoro. Contratti a tempo più cari

Manovra punta su lavoro.
Manovra punta su lavoro.

ROMA. – Poche risorse da concentrare il più possibile sul lavoro, stabile e per i più giovani. Con questo mantra ben chiaro, e che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ripete in ogni occasione, il governo si appresta ad aggiornare il quadro macroeconomico e a definire i capitoli della prossima legge di Bilancio, e del decreto fiscale collegato.

Tra le tante ipotesi al vaglio, si starebbe anche valutando la possibilità di rendere più costoso il contratti a tempo, un modo per porre un argine al dilagare dell’occupazione ‘a scadenza’ e promuovere invece il lavoro stabile. Ecco in sintesi le voci che comporranno la manovra:

ROTTAMAZIONE BIS E INTERVENTI SUL FISCO NEL DECRETO
Anche quest’anno il decreto collegato sarà prevalentemente ‘fiscale’, anche se potrebbe contenere anche il rifinanziamento delle missioni all’estero. In pole la ‘rottamazione bis’ delle cartelle per i debiti col fisco, oltre all’estensione ai rapporti tra privati dell’obbligo di fatturazione elettronica. Allo studio anche ritocchi allo split payment, mentre potrebbe confluire anche la riforma delle Agenzie fiscali, ora al vaglio della commissione Finanze del Senato. Possibile che si recuperino anche alcune norme per accelerare lo smaltimento delle sofferenze insieme alla creazione di un nuovo ‘bond cuscinetto’ in caso di risoluzione delle banche. Un tentativo già era stato fatto con il decreto per le due venete.

GIOVANI, ALMENO 1 MLD PER SCONTI PERMANENTI PER IL LAVORO
Il nuovo bonus giovani, piatto forte della manovra, punta a incentivare 300mila assunzioni nel 2018 e dovrebbe prevedere un un taglio del 50% per tre anni dei contributi per i neoassunti under 29. Per ampliare un po’ la platea, questo limite si potrebbe superare in caso il contratto stabile dovesse seguire un contratto di apprendistato. La misura costa circa 1 miliardo (due a regime). Il tetto al nuovo sconto dovrebbe essere fissato a 4.030 euro. In caso di assunzioni al Sud il bonus potrebbe arrivare al 100%. Sul tavolo ci sarebbe ancora l’idea di un taglio strutturale del cuneo di 3 punti, dal 2021. Di sicuro ci saranno ‘paletti’ per evitare licenziamenti con i quali fare posto alle nuove assunzioni col bonus.

CONTRATTI A TEMPO PIU’ CARI
Altra ipotesi al vaglio quella di rendere più caro il tempo determinato, agendo sull’aliquota aggiuntiva dell’1,4% che grava su questi contratti e ora destinata al finanziamento della Naspi. Un aggravio che oggi, secondo i calcoli della Uil, vale in media 1.750 euro annui.

ANCORA 7 MLD PER EVITARE AUMENTI IVA
Le clausole di salvaguardia partivano da 19,7 miliardi. Il peso si è ridotto, grazie agli effetti strutturali della ‘manovrina’ (3,8 miliardi) e allo sconto chiesto a Bruxelles sull’obiettivo di deficit strutturale (circa 9 miliardi). Oggi per scongiurare aumenti di Iva e accise vanno trovati ancora poco meno di 7 miliardi. Altri 2-3 miliardi serviranno per finanziare le spese indifferibili.

1,5-1,6 MILIARDI PER GLI AUMENTI AGLI STATALI
Il rinnovo dei riguarda 3 milioni di dipendenti pubblici. Per garantire aumenti medi di 85 euro si dovrebbe stanziare oltre un miliardo e mezzo (che si aggiunge a 1,2 miliardi già stanziati), che consentirebbe anche di sterilizzare l’effetto degli aumenti sulle buste paga, evitando la perdita del bonus degli 80 euro.

ALTRI 1,6 MLD PER LOTTA A POVERTA’
Il Rei, il reddito di inclusione di massimo 485 euro mensili, debutta nel 2018 ed è finanziato al momento con 2 miliardi l’anno e una platea potenziale di 660mila famiglie. Il governo punta a raddoppiare i fondi e ad ampliare la platea oltre a rafforzare i servizi per sostenere la parte ‘attiva’ del nuovo strumento.

INDUSTRIA 4.0, FINO A 1,5 MLD ANCHE PER FORMAZIONE
In arrivo la conferma di iper e superammortamento, anche se potrebbe essere rivista l’aliquota di quest’ultimo. Le risorse potrebbero arrivare fino a un miliardo e mezzo da dedicare anche al nuovo incentivo per la ‘formazione 4.0’. Si tratterà di un credito d’imposta per gli investimenti aggiuntivi delle aziende nella formazione 4.0 dei dipendenti in alcuni precisi ambiti (la dote di partenza dovrebbe essere 350 milioni). Dovrebbe essere potenziata anche la dote per l’alternanza scuola-lavoro.

NODO PENSIONI, DA ETA’ A ASSEGNO MINIMO GIOVANI
Difficile, dato il ‘sentiero stretto’ che anche questa legge di Bilancio contenga un pacchetto pensioni, oggetto di confronto tra governo e sindacati. Le richieste, messe nero su bianco in un documento unitario, vanno dall’Ape ‘rosa’, uno sconto sull’età per l’uscita per le mamme di un anno per figlio fino a un massimo di 3 anni al blocco dell’aumento automatico dell’età, che dovrebbe salire a 67 anni nel 2019, oltre all’assegno minimo per i giovani entrati nel mondo del lavoro completamente nel sistema contributivo e ha avuto carriere discontinue.

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