Un robot per amico, si muovono sempre più come esseri umani

Un robot per amico
Un robot per amico

 

 

ROMA.- Robot sempre più simili agli uomini, non solo nelle sembianze “umanoidi”, ma anche nei movimenti, più fluidi e naturali. Vanno in questa direzione i test di alcuni ricercatori svizzeri su un robot che impara a camminare grazie a giunti flessibili e ad algoritmi che lo aiutano a prendere “consapevolezza” del proprio corpo meccanico e a non perdere l’equilibrio anche davanti agli ostacoli. Un passo in avanti, letteralmente, per impieghi futuri che potranno spaziare dalle faccende domestiche ai soccorsi in caso di emergenze.

Camminare su due gambe non è affatto semplice: è un’attività che richiede il funzionamento di diversi muscoli, coordinati tra loro. Per i robot – e per chi li progetta – quella motoria rappresenta una sfida ancora maggiore, spiegano i ricercatori del laboratorio di biorobotica del Politecnico di Losanna (Epfl). Per evitare passi troppo meccanici o veloci, i robot devono infatti imparare a coordinarsi, a svolgere movimenti fluidi e a mantenere l’equilibrio anche in seguito a improvvisi stimoli esterni.

I ricercatori svizzeri stanno testando Coman, un robot umanoide senza testa, alto 95 centimetri, sviluppato nell’ambito del progetto EU AMARSi, concepito proprio per “imparare” a camminare. I risultati sembrano incoraggianti. La sua particolarità sono i giunti fatti di elementi elastici, ma soprattutto nuovi algoritmi che gli insegnano a mantenere l’equilibrio mentre si sposta. Questi analizzano le informazioni ricevute dal robot, quindi la sua posizione, la velocità, gli angoli delle articolazioni, e inviano dei comandi ad hoc ai motori, dicendo in pratica cosa fare per mantenere l’equilibrio.

“Ad esempio – spiega Hamed Razavi, ricercatore del Biorobotics Lab – se qualcuno spinge Coman, i nostri algoritmi calcoleranno esattamente dove il suo piede dovrebbe atterrare per reagire alla perturbazione”. Le applicazioni in futuro potrebbero essere diverse.

Finora gli algoritmi sono progettati per la realizzazione di missioni di salvataggio in caso di disastri, dove robot umanoidi possono salire scale o aprire porte più agevolmente di automi che si spostano su due ruote, o per aiuti in casa, ad esempio per il trasporto di scatole pesanti. Un terzo utilizzo riguarda la creazione di esoscheletri per i disabili. In futuro insomma anche i corpi, e non solo i “cervelli”, dei robot saranno sempre più avanzati.

Un altro team di ricercatori, negli Usa, di recente ha sviluppato dei supermuscoli stampati in 3D, fatti di un materiale sintetico, con cui i robot potranno sollevare anche mille volte il loro peso.

(di Stefania Passarella/ANSA)

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