La rivoluzione dell’orologio biologico: meccanismo universale, condiviso da piante e animali

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La rivoluzione dell'orologio biologico
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La rivoluzione dell’orologio biologico.

 

ROMA. – La scoperta del meccanismo universale che regola l’orologio biologico equivale a una vera e propria rivoluzione, che nel prossimo futuro potrebbe permettere di comprendere l’origine di numerose malattie, come quelle neurologiche e del metabolismo fino ai tumori.

E’ un meccanismo condiviso da tutti i viventi, dalle piante all’uomo, e le cui origine probabilmente si perdono molto indietro nel tempo. E’ stato così ben conservato nel corso dell’evoluzione per la sua importanza strategica: come una sorta di metronomo inflessibile scandisce l’alternasi di funzioni vitali. Grazie ad esso, per esempio, a intervalli di 24 ore tutte le cellule si dividono, sempre alla stessa ora.

E’ anche un meccanismo versatile. Per esempio, sappiamo che “va adattato e che, quando facciamo un viaggio al di là dell’oceano il nostro orologio si sfasa, ma si rimette a posto perché i nostri occhi vedono l’alternarsi di giorno e notte”, ha osservato il genetista Edoardo Boncinelli.

Se finora sono stati scoperti i geni che regolano l’orologio biologico, secondo il direttore della linea di ricerca su Genetica ed epigenetica del comportamento dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), Valter Tucci, “la prossima frontiera è spiegare esattamente i meccanismi epigenetici, ossia i meccanismi molecolari che non riguardano la sequenza del Dna , ma che ne modificano il prodotto”.

E’ un passo che permetterà di comprendere i problemi dello sviluppo neurale, come quelli che portano al ritardo mentale, disturbi psichiatrici e malattie del metabolismo, fino al controllo della temperatura, che oscilla periodicamente nelle 24 ore, fornendo all’organismo segnali essenziali per facilitare il sonno e il risveglio. Si calcola, ha concluso, che tra il 15% e il 20% dei geni noti abbiano un’oscillazione circadiana e che gli altri siano controllati direttamente o indirettamente dall’orologio biologico.

E’ sempre più evidente, infine, che studiare le alterazioni di questo orologio vitale potrebbe aprire la strada a nuove armi contro i tumori. Le cellule tumorali hanno infatti “riprogrammato il loro orologio a loro vantaggio: lo hanno accelerato per mangiare di più e per riprodursi più volte al giorno”, ha osservato Benedetto Grimaldi, che è a capo della linea di ricerca di Medicina molecolare dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e che lavora per l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc).

La situazione è complessa perché esistono moltissime forme di tumore, ognuna delle quali altera il suo orologio biologico a modo suo. L’obiettivo è riprogrammare l’orologio biologico delle cellule dei tumori in modo da farle morire oppure reagire ai farmaci.

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