Las Vegas, tra gli obiettivi del killer anche il festival di Chicago

Tra gli obiettivi del killer anche il Festival di Chicago.
Tra gli obiettivi del killer anche il Festival di Chicago.

 

WASHINGTON. – Come una corsa alla cieca alla ricerca del luogo da colpire. Stephen Paddock, il killer di Las Vegas, nelle settimane e nei mesi precedenti al massacro portato a termine domenica scorsa aveva prenotato altre stanze d’albergo, sempre ai piani alti e sempre con la vista su un evento musicale che si prospettava gremito. Un secondo evento a Las Vegas, ma anche a Chicago e con gli occhi puntati su uno dei festival rock più seguiti dai giovanissimi, quel Lollapalooza cui quest’anno hanno partecipato anche entrambe le figlie dell’ex presidente Barack Obama, Malia e Sasha, tra un pubblico di 400 mila persone.

Gli investigatori stanno conducendo verifiche a tutto campo, sulla possibilità quindi che avesse pianificato più attacchi, anche con autobomba. Dettagli emersi in queste ore ad alimentare l’agghiacciante ipotesi sul rischio di un massacro se possibile ancora peggiore, di una violenza premeditata e irrefrenabile. Ancor più se è vero, come alcuni elementi indicati dagli inquirenti lasciano pensare, che il killer dal Mandaly Bay Hotel avesse in programma di fuggire dopo la sua missione di morte.

Esiste un biglietto, ritrovato nella camera al 32/mo piano dell’albergo, ma non annuncia l’intenzione di suicidio. Non emerge un piano di fuga, ma nella sua auto sono stati trovati 1.600 caricatori di munizioni e diversi contenitori di un esplosivo usato comunemente al tiro al bersaglio per un totale di oltre 22 kg. La premeditazione è fuori dubbio: che fosse andato a morire o fosse intenzionato a spargere sangue altrui, l’arsenale che aveva portato con sé a Las Vegas è eloquente.

Il fatto quindi che da un anno circa facesse ‘shopping sfrenato’ di armi, fucili, esplosivi, è tra gli elementi al centro del lavoro investigativo che ha ancora davanti a sé diverse caselle da riempire. Mentre lo sceriffo di Las Vegas Joe Lombardo si lascia sfuggire una deduzione: “doveva avere un complice”, dice. Più una constatazione che un fatto provato, ma inevitabile davanti a quella scena ‘del crimine’ rivelata al mondo attraverso foto e immagini di fucili e bossoli ovunque: come può nessuno aver notato, o sospettato.

Eppure la compagna di Paddock, la 62enne Marilou Danley sentita dall’Fbi, garantisce che non sapeva nulla. Non immaginava. E’ tornata negli Usa dalle Filippine e sta collaborando con le autorità.

Come tasselli di un puzzle, quindi, ora dopo ora alla ricerca della chiave di volta: se la svolta possa venire da quelle prenotazioni ‘multiple’ è da vedere. E’ però ad oggi l’indizio più concreto e anche più dettagliato: ad agosto Paddock aveva prenotato al Blackstone Hotel Chicago due camere con vista sul palco principale del mega festival Lollapalooza. Prenotò una stanza dall’1 agosto e un’altra dal 3, entrambe sino al 6 agosto, ultima data del festival.

Chiese espressamente stanze con vista sul Grant Park, che ospita l’evento e dal quale è difficile se non impossibile fuggire perché è stretto da un lato da un fiume. Non fece però mai il check-in. Poi, una settimana prima della strage, Paddock aveva tentato di prenotare una camera tramite Airbnb anche all’Ogden hotel di Las Vegas, con vista sul festival di musica alternativa ‘life is beautiful’ tenutosi in città tra il 22 e il 24 settembre.

A Washington intanto i repubblicani aprono uno spiraglio, ma microscopico, dicendosi pronti discutere le restrizioni dell’accessorio denominato ‘bump stocks’ usato nella strage di Las Vegas da Stephen Paddock per aumentare la frequenza di tiro delle sue armi automatiche. Un gancio che viene subito raccolto dalla Casa Bianca -con ‘plauso’ agli sforzi bipartisan- e perfino dalla National Rifle Association (Nra), la potente lobby delle armi negli Usa, che apre alla possibilità di ulteriore regolamentazione per il kit che potenzia le armi.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

Lascia un commento