Legge elettorale: Napolitano attacca la fiducia e annuncia battaglia

Il presidente emerito Giorgio Napolitano.
Il presidente emerito Giorgio Napolitano.

 

 

ROMA. – Il presidente emerito Giorgio Napolitano non retrocede di un millimetro. La legge elettorale che il Parlamento si appresta a votare con la fiducia non incontra il suo gradimento soprattutto per quanto riguarda la norma che cristallizzerebbe quella che ai tempi di Berlusconi (la prima volta avvenne nel 2006) non fu nient’altro che una prassi e cioè l’indicazione del leader sulla scheda elettorale.

Una norma che, pur essendo già presente nel Porcellum, a suo avviso andrebbe tolta visto che in Italia non c’è alcuna forma di presidenzialismo nonostante qualcuno la invochi da tempo. E in assenza di una riforma costituzionale in questo senso la decisione di scrivere il nome del capo della forza politica sulla scheda sarebbe solo “un’illusione”. Che come tale andrebbe eliminata.

La decisione del governo di chiedere il voto di fiducia “in blocco” su un provvedimento che di fatto ha passato solo il vaglio di una commissione poi non semplifica certo le cose. Pertanto Napolitano, ribadendo l’interventismo di sempre, invia una nota anche oggi, dopo quella di ieri, per dire che i parlamentari per via della fiducia hanno un “ambito pesantemente costretto” entro il quale far sentire la propria voce, ma che lui comunque non rinuncerà alla sua prerogativa e parlerà al Senato quando il governo, probabilmente entro il 20 ottobre, prima che cominci la sessione di bilancio, tornerà a chiedere la fiducia sul “Rosatellum”.

In molti, pensano che in realtà a far irritare l’emerito sia stato, non solo il patto Renzi-Cav, ma anche la decisione del Quirinale di non mettersi di traverso sulla seconda richiesta di un voto di fiducia su una riforma elettorale. Era già accaduto nel 2015 con l’Italicum, non si sarebbe dovuto ripetere anche oggi. E mai come in questo caso la differenza di atteggiamento e di stile tra i due presidenti è diventata palpabile.

Il fatto è che per Napolitano, che non ha mai firmato una legge elettorale nel suo ultrasettennato, quella elettorale dovrebbe essere la legge parlamentare per eccellenza, da esaminare senza ridurre gli spazi di confronto. E comunque non è la prima volta che, pur non essendo più al Quirinale, entra deciso nella vita politica.

A ridosso del referendum, fece capire chiaramente che la personalizzazione imposta da Renzi alla consultazione era da considerarsi inopportuna. E più volte fece trapelare insofferenza per l’atteggiamento brusco e frettoloso dell’ex premier (mettendo anche in guardia dai “banditori di smisurate speranze”) con il quale i rapporti da quel 4 dicembre furono tutto tranne che idilliaci. Clamoroso fu anche il suo intervento del 6 giugno quando in sala Zuccari Napolitano definì “abnorme” il “patto extra-costituzionale” tra partiti per andare al voto anticipato.

(di Anna Laura Bussa/ANSA)

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