D’Alema, più investimenti al Sud su scuola e porti marittimi

Lecce, D'Alema chiede più investimenti al Sud
Massimo D'Alema
Lecce, D'Alema chiede più investimenti al Sud
Massimo D’Alema

LECCE – Massimo D’Alema, leader del neo movimento politico “Articolo Uno”, nato dalla scissione con il PD, interviene a Lecce su lavoro e crescita economica del Sud: “Bisogna investire su scuola e università, nelle grandi opere infrastrutturali che mancano al Mezzogiorno, nelle nuove tecnologie, in particolare quelle che comportano risparmio di energia e, quindi, una riduzione dell’impatto ambientale. Senza rilevanti investimenti pubblici non ci sarà una forte ripresa economica, soprattutto nel Sud dove non c’é”.

“Gli effetti della ripresa – ha osservato – si avvertono in modo limitato solo in una parte del Paese. Per molti il lavoro resta saltuario e precario. Noi, come dice l’Istat, abbiamo circa 800mila occupati in più ma abbiamo un miliardo di ore lavorate in meno. Ciò vuol dire che gli occupati in più fanno dei lavoretti, non sono lavoratori con contratti a tempo indeterminato e con i lavoretti, i contratti da stagisti, tirocinanti, non si vive, non si costruisce un progetto di vita”. “Bisogna combattere il precariato, assicurare i diritti del lavoratore e investire. Quest’anno – ha concluso – abbiamo una caduta del 4,4% degli investimenti pubblici, come si possa sostenere lo sviluppo senza investimenti non lo so”.

A margine del suo discorso ha anche auspicato un incremento degli investimenti sulle aree portuali, importanti crocevia verso la parte orientale del mediterraneo: “Bisognerebbe investire sulla portualità. Rischiamo di perdere una grossissima occasione. I cinesi stanno raddoppiando il canale di Suez, promuovendo quella che loro chiamano “una nuova Via della Seta” terrestre e marittima. Senza investimento sui porti del Mezzogiorno non saremo pronti per questa occasione”. “Già abbiamo perduto occasioni – ha sottolineato – perché i cinesi hanno creato nel Porto del Pireo il loro hub nel Mediterraneo, hanno già fatto una scelta che in parte taglia fuori l’Italia perché qui non hanno trovato interlocutori. Tutta quella politica che era stata avviata con i governi Prodi, con investimenti a Taranto e Gioia Tauro é stata completamente abbandonata”.

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