il Presidente Mattarella firma la legge antimafia, ma chiede modifiche urgenti

Monito Mattarella a magistrati, toga non è abito scena
Monito Mattarella a magistrati, toga non è abito scena

 

 

ROMA. – Il presidente Sergio Mattarella ha firmato e promulgato la legge che modifica il codice antimafia ma si è trovato costretto a segnalare al Governo alcune criticità importanti che vanno sanate con urgenza. Il provvedimento dopo anni di discussione diventa così legge dopo la firma del capo dello Stato ma gli uffici giuridici del Quirinale hanno scovato e messo in luce alcune problematiche serie che però, secondo il presidente, non presentano “evidenti profili critici di legittimità costituzionale”.

Anzi, al Colle si considera il provvedimento utile e necessario ed è proprio per questo che Mattarella ha preso carta e penna e ha accompagnato la promulgazione con una lettera al premier Paolo Gentiloni per segnalargli dei “profili critici” del provvedimento nonchè per sottolineare la necessità che “il Governo proceda a un attento monitoraggio degli effetti applicativi della disciplina”.

Due sono essenzialmente le richieste dal Presidente della Repubblica: un monitoraggio serio ed efficace dell’effettiva applicazione delle norme e la reintroduzione della confisca allargata per allineare il testo con la normativa europea. Mattarella nella sua lettera ha, tra le altre cose, espresso timori per il restringimento dell’applicazione della confisca penale allargata con condanna, relativamente ad alcuni tipi di reati: associazione per delinquere, corruzione tra privati, indebito utilizzo di carte di credito o di debito, delitti commessi con finalità di terrorismo internazionale.

L’articolo modificato, il 12 sexies del decreto legge 306 del 1992 non riguarda le misure di prevenzione patrimoniale, riguarda sequestri e confische a seguito di condanna penale. La materia è complessa e tutte le fonti parlamentari interpellate concordano sul fatto che si tratti di un “errore materiale” e non di un caso politico con risvolti sotterranei.

La riforma punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale; rende più trasparente la scelta degli amministratori giudiziari; ridisegna l’Agenzia per i beni sequestrati; include corrotti, stalker e terroristi tra i possibili destinatari dei provvedimenti. Punto contestato, quest’ultimo, su cui però è passato anche un ordine del giorno che impegna il governo a rivedere l’equiparazione mafioso-corrotto.

Sono quasi 20 mila i beni confiscati alle mafie, tramite sequestro preventivo, a cui si aggiungono 2.876 aziende. Altri 20 mila i beni confiscati (tra terreni, aziende e immobili) con procedimenti di natura penale. Immenso il valore: quasi 30 miliardi, ma oltre il 90% oggi fallisce. Questo il provvedimento.

Ma pare che l’errore materiale riguardi proprio la normativa europea che non è stata recepita per un difetto di coordinamento tra le due Camere. Tecnici e Governo sono già al lavoro per sanare il vulnus segnalato dal Quirinale e le tre “strade” per risolvere il problema potrebbero passare attraverso un inserimento o nel dl fiscale, o nella legge di Bilancio o forse nella cosiddetta legge europea.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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