Usa: Kelly difende Trump sui soldati uccisi in Niger

Outgoing Commander of the U.S. Southern Command, Marine Corps Gen. John F. Kelly. (AP Photo/Wilfredo Lee)
Outgoing Commander of the U.S. Southern Command, Marine Corps Gen. John F. Kelly. (AP Photo/Wilfredo Lee)

 

WASHINGTON. – Rompendo il suo silenzio con una apparizione a sorpresa e un intervento dai toni fortemente emotivi nella sala stampa, il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly difende Donald Trump nelle polemiche seguite alla sua rude e tardiva telefonata alla vedova di un soldato ucciso in Niger, accusando una deputata democratica di aver ascoltato e poi diffuso il colloquio con il presidente.

Non solo. L’ex generale dei Marines conferma le affermazioni del tycoon che Barack Obama non lo chiamò quando suo figlio fu ucciso in Afghanistan nel 2010, ma precisa che “non è una critica” perché anche George W. Bush ed altri presidenti non hanno fatto sempre telefonate personali alle famiglie dei caduti in guerra. E lui stesso aveva suggerito a Trump di non chiamare i cari dei quattro ‘berretti verdi’ morti in Niger in una imboscata dell’Isis perché telefonate del genere non alleggeriscono il dolore delle famiglie.

Il tycoon invece ha deciso di chiamare lo stesso, con una telefonata che Kelly ha definito “coraggiosa”. Anche se lo ha fatto 12 giorni dopo la tragedia, incalzato dai media, e con la vedova del sergente La David T. Johnson si sarebbe lasciato sfuggire parole poco confortanti, ricordandole che suo marito “sapeva cosa rischiava quando si è arruolato”.

Una telefonata “insensibile”, aveva criticato in tv e su twitter la deputata dem Frederica Wilson, un’amica della vedova che si trovava in auto con lei quando ha ricevuto la chiamata del presidente, ascoltandola in viva voce. Kelly si è detto “scioccato e affranto” dalle critiche della parlamentare, tanto da sentire il bisogno di andare al cimitero monumentale di Arlington per raccogliere i suoi pensieri “passeggiando tra i migliori uomini e le migliori donne su questa terra”.

Il chief of staff ha espresso il suo sconcerto per la mancanza di rispetto per tutto quello che è sacro, a partire dai caduti in guerra. Ma a parlare di mancanza di rispetto è stata anche la madre di Johnson, dopo la telefonata di Trump. E se il presidente ha negato di aver usato le parole incriminate, Kelly ha riferito che Trump ha tentato di esprimere quello che lui stesso gli aveva suggerito, ossia che persone come Johnson stavano facendo quello che amavano, quello che avevano scelto, quando sono state uccise servendo il Paese.

Ma, come sempre in queste circostanza, a contare sono i toni, le sfumature, l’empatia, in cui Trump non brilla. Quello di Kelly è destinato comunque a rimanere un intervento che va oltre la difesa d’ufficio. Come hanno confermato i suoi gesti, i suoi occhi e la sua voce mentre descriveva cosa accade a chi viene ucciso in combattimento, quando il suo corpo viene avvolto nel ghiaccio per il viaggio di ritorno. O i momenti in cui un famigliare riceve la notizia della morte di un proprio caro. Come è accaduto a lui.

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