Agenzie di rating penalizzano l’Italia, lo dice un nuovo indice

 

 

ROMA. – In tanti lo pensano, qualcuno ha provato anche a portarle in tribunale e adesso una ricerca fornisce elementi scientifici che vanno in questa direzione: le agenzie di rating penalizzano l’Italia, con un giudizio di “tre o quattro gradini” inferiore a quello che dovrebbe essere.

E’ questa la conclusione a cui è arrivata la Fondazione Hume, un ente di ricerca privato che ha messo a punto un nuovo strumento di misurazione dello stato di salute dei conti pubblici di un Paese: si tratta dell’Indice di vulnerabilità strutturale, un termometro che si basa non solo sui valori macroeconomici tradizionali, ma che riflette “la mente dei mercati”, ossia il modo in cui questi giudicano lo stato di salute di un Paese, senza essere sensibili agli elementi contingenti (fluttuazioni di breve periodo, politica monetaria espansiva o restrittiva), che in un particolare momento concorrono alla formazione dei rendimenti dei titoli di Stato.

Ebbene, stando alle misurazioni, fra il 2013 e il 2016 l’indice è rimasto sostanzialmente stabile, mentre altri due indici, ovvero il rating delle agenzie e i rendimenti sui mercati si sono mossi in direzioni opposte: le agenzie hanno ulteriormente penalizzato l’Italia e i mercati hanno concesso rendimenti sempre più bassi.

Nel 2016, poi, è stato registrato il massimo di divaricazione fra i due giudizi e nel 2017, mentre la vulnerabilità strutturale migliora, il voto delle agenzie di rating è andato in direzione opposta, con un gap che si può concretizzare, come ha spiegato Luca Ricolfi, il sociologo che ha presentato la ricerca, “in tre o quattro gradini delle varie scale utilizzate dalle agenzie”.

Insomma, ha concluso, “i mercati ci trattano troppo bene, le agenzie troppo male”. Si tratta di un problema non irrilevante, dal momento che “dal rating delle agenzie dipendono pesantemente le scelte dei grandi investitori internazionali”.

L’indice della Fondazione Hume, che oggi ha anche illustrato il proprio sito alla presenza del presidente dell’ANSA, Giulio Anselmi, è stato messo a punto non solo per l’Italia, ma per 40 Paesi (tra Ocse e Ue) e fornisce spunti di riflessione sulla grande crisi degli anni scorsi. Applicato al periodo 1999-2016, infatti, si nota il deterioramento dei conti pubblici in Grecia e Portogallo, con molti anni di anticipo, quando né i mercato né le agenzie di rating emettevano segnali di rischio.

(di Francesca Paggio/ANSA)

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