Anche L’Islanda nega il permesso d’invio di lacrimogeni al Venezuela

Esagerato l'uso di lacrimogeni durante le proteste dell'Opposizione
Esagerato l’uso di lacrimogeni durante le proteste dell’Opposizione

Caracas. – Il numero dei paesi che non vogliono essere coinvolti nell’invio di lacrimogeni e altro materiale militare utilizzato per reprimere i cittadini sta aumentando. Il primo paese è stato la Spagna che nel 2014 aveva sospeso indefinitamente l’esportazione di materiale antisommossa al Venezuela. E il Brasile ha bloccato l’invio di lacrimogeni lo scorso giugno dopo le violente proteste accadute da aprile a agosto. Ora è il turno dell’Islanda.

Il governo venezuelano non ha ancora ricevuto le 16 tonnellate di lacrimogeni provenienti dalla Cina proprio perché il Ministero del Trasporto islandese ha bloccato il passaggio del carico: l’Islanda considera che il Venezuela “è una zona pericolosa dove non si rispettano i diritti umani fondamentali.”

Il 20 ottobre, il governo del paese nordico ha pubblicato una lettera spiegando la decisione di bloccare il carico perché considerato “equipaggiamento militare.” Invece, per il governo venezuelano i lacrimogeni sono materiale per il controllo dell’ordine pubblico. Due valutazioni ben diverse.

Le leggi dell’Islanda, non permettono il trasferimento di equipaggiamento militare a meno che abbia uno speciale permesso emanato dall’Agenzia di Trasporto. Inoltre, l’Agenzia deve consultare il Ministero del Trasporto ed il Governo Locale nel caso la richiesta fosse per una notevole quantità di materiale bellico. E basandosi su questo, il materiale non sarà spedito al Venezuela dal paese nordico.

Ma la storia non finisce qui.  Il carico doveva arrivare dalla Cina via aerea facendo scala all’aeroporto di Keflavik, a sud di Reikiavik, la capitale dell’Islanda.

Comunque, secondo, la Direttrice di Control Ciudadano, Rocio San Miguel, anche se l’Islanda ha bloccato il carico, questo potrebbe comunque arrivare nel paese. Control Ciudadano è un una associazione civile che si incarica di controllare la spesa pubblica relativa all’acquisto di armamento e questioni militari per la sicurezza nazionali.

Quindi, la San Miguel afferma che la Cina troverà un modo per far arrivare il carico di lacrimogeni in Venezuela. Spiega che il carico potrebbe arrivare per via marittima perché in alto mare non ci sono controlli.

Anche se si avverasse l’arrivo del materiale in Venezuela, non bisogna sottovalutare il gesto del paese nordico.La decisione presa dall’Islanda riconosce che il Venezuela è in subbuglio e che l’invio di questo tipo di materiale, a prescindere dalla definizione, non ha come scopo quello di raggiungere la pace.

Prima dell’Islanda anche il Brasile e la Spagna

E anche il Brasile hafermato la vendita di materiale militare al Venezuela.Lo scorso giugno, il colosso sudamericano aveva stoppato l’invio dei lacrimogeni che aveva richiesto il Ministero delle Difesa venezuelano all’azienda Condor a Rio de Janeiro.

All’ epoca il giornalista Nelson Bocaranda aveva informato che il carico richiesto dal governo venezuelano era di 77.680 lacrimogeni, dei quali 40.000 erano semplici e 37.870 a triple carica.

Stando a voci di corridoio, il carico doveva arrivare in Venezuela con la linea aerea colombiana Avianca. Ma la smentita dell’azienda è stata categorica. “non faremo mai il trasporto a questo tipo di carico,” hanno twittato i colombiani.

Nel 2014 dopo le proteste che hanno causato una quarantina di morti,anche la Spagna ha smesso di inviare materiale antisommossa al Venezuela.

C’è valuta per acquistare materiale antisommossa

Non c’è sufficiente valuta per importare beni di prima necessità, ma sembra che ce ne sia per il materiale bellico.

La San Miguel ha informato che il governo di Maduro ha speso all’incirca 40.000 dollari al giorno per reprimere le proteste che si sono succedute da aprile ad agosto. Manifestazioni che hanno lasciato più di 100 morti da impatto o asfissia da bomba di gas lacrimogeno, pallettoni e pallottole, e colpi con oggetti metallici.

Il caso più eclatante è stato quello del giovane Pernalete.

Pernalete è morto per l’impatto di una bomba di gas lacrimogeno. Questo fatto ammesso dalla Procura al tempo di Luisa Ortega Diaz, era stato negato dal governo.  Il governo allegava che la responsabilità della morte di Pernalete non era stata della Guardia NacionalBolivariana ma bensì di un oggetto di altra provenienza.

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