L’ira di Trump, stretta sugli immigranti. E’ scontro

Un'immagine dell'attentato a nY. EPA/JUSTIN LANE
Un’immagine dell’attentato a NY. EPA/JUSTIN LANE

WASHINGTON. – Basta con il “politically correct”: Donald Trump cavalca l’attentato di New York, il primo della sua presidenza targato Isis, annunciando l’ennesimo giro di vite sugli immigrati, sino a ventilare l’ipotesi di inviare Sayfullo Saipov, l’uzbeko autore della strage di Manhattan, e gli “animali” come lui a Guantanamo.

Una reazione ben diversa da quella prudente dopo la ben più grave strage di Las Vegas, commessa senza ancora un movente accertato dal pensionato bianco americano Sthepehn Paddock, che aveva definito una “persona malata” come Saipov.

Il presidente coglie l’occasione di dribblare gli sviluppi del Russiagate anche attaccando i democratici, in particolare il loro leader al Senato Chuck Schumer, accusato di aver sostenuto il programma della lotteria dei visti per la diversificazione dell’immigrazione, di cui l’attentatore ha beneficiato per ottenere la Green Card nel 2010.

“Stiamo combattendo duro per un’immigrazione basata sul merito, non più sul sistema Democratico della lotteria. Dobbiamo ottenere qualcosa di molto più severo (e intelligente)”, ha twittato. Poi ha rincarato la dose: “Il senatore Schumer sta contribuendo ad importare i problemi dell’Europa”, dove l’attacco con un veicolo contro i pedoni è diventato una scena tragicamente familiare.

Peccato che il programma della lotteria dei visti, creato nel 1990, sia stato approvato in modo bipartisan e promulgato dal presidente George H.W. Bush. E che Schumer, dopo averlo votato, abbia sostenuto la sua rimozione in un più ampio piano per l’immigrazione approvato dal Senato nel 2013 ma bloccato dai repubblicani alla Camera.

Oggi comunque Trump ha chiesto al Congresso di agire “immediatamente” per mettere fine al ‘Visa lottery program’. Dopo aver annunciato di aver ordinato al ministero dell’Interno di “rafforzare il nostro programma di controlli già forti”, Trump ha ribadito di voler spezzare la catena dell’immigrazione, ricordando che l’attentatore di New York ha portato in Usa altre 23 persone che hanno sfruttato il legame di parentela con lui.

Immediate le reazioni dei leader democratici. “L’immigrazione è un bene per l’America”, ha replicato Schumer, sollecitando Trump a smettere di twittare e a cominciare a guidare il Paese, ad esempio cancellando la sua proposta di tagliare i fondi per la lotta al terrorismo “anziché politicizzare e dividere l’America”.

Sulla stessa linea il governatore dello stato di New York Andrew Cuomo e il sindaco della Grande Mela Bill de Blasio. Non è il momento di fare politica, non è il momento di fomentare l’odio”, ha dichiarato Cuomo. “I tweet del presidente non sono utili, vogliono politicizzare la situazione”, ha aggiunto. “L’ultima cosa che il presidente o chiunque dovrebbe fare è politicizzare questa tragedia”, gli ha fatto eco il primo cittadino di New York.

Persino l’ex first lady Michelle è intervenuta: “Le parole contano, soprattutto a certi livelli. Non si twitta ogni pensiero, la prima cosa che viene in mente. Devi prima pensare e poi scrivere anche nella maniera giusta, correttamente. Ma  anche la verità è importante”, ha detto dal palco del summit della Fondazione Obama a Chicago, difendendo anche i ‘dreamer’, gli immigrati entrati illegalmente da minorenni negli Usa e protetti da una legge che Trump vuole abolire.

Il tycoon intende anche ridurre il numero dei rifugiati e delle persone che entrano legalmente negli Usa, rafforzare i controlli per la Green Card e mantenere in vita il suo ‘travel ban’, che finora però è stato bloccato in tutte le sue tre versioni. In ogni caso, l’Uzbekistan non era tra i paesi della blacklist.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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