La Sicilia non unisce il centrodestra: Salvini guarda al M5S

Catania, patto dell'Arancino tra Berlusconi, Salvini e Meloni
Patto dell'Arancino
Catania, patto dell'Arancino tra Berlusconi, Salvini e Meloni
Patto dell’Arancino.

 

 

ROMA. – Se il patto dell’arancino è servito allo scopo e cioè aiutare Nello Musumeci alla vittoria con l’immagine di un centrodestra unito, tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini i problemi sono tutt’altro che risolti. Il Cavaliere, forte del primato del suo partito rispetto agli alleati ha intenzione di continuare sul percorso tracciato a Palermo: moderati perno della coalizione e soprattutto far capire agli elettori che la leadership della coalizione è saldamente nelle sue mani.

Una strategia che non incontra il consenso degli altri due leader. Sia Meloni che il segretario della Lega non sono disponibili ad accettare candidature dall’alto o, come mette in chiaro la leader di Fdi, “per editto”. Non solo, se il Rosatellum impone di correre insieme, sul dopo voto ognuno prepara la sua partita. Il leader della Lega ad esempio continua a strizzare l’occhio ai grillini: “Chiunque prenda tanti voti merita il mio rispetto e la mia attenzione”.

Certo, i tre leader non vogliono oscurare il risultato elettorale delle elezioni siciliane e nonostante ci sia la consapevolezza che solo unito il centrodestra ha chance di vittoria, nessuno è disposto a rinunciare alle proprie ambizioni e a marcare le differenze.

Salvini ad esempio non è disponibile a lasciare campo libero al Cavaliere nella guida del centrodestra. Anzi, ogni occasione è buona non solo per rivendicare il primato della Lega rispetto a Forza Italia ma anche le differenze nella scelta dei dirigenti: “Io non faccio le liste con il televoto da casa, alla X Factor o Grande Fratello Vip. Guarderemo al territorio”.

Una provocazione che da Arcore però non viene raccolta. L’intenzione di Berlusconi infatti è quella di non replicare alle prese di posizione del ‘duo’ Salvini-Meloni ma di andare avanti con lo schema stabilito. Berlusconi sarà a Roma a metà settimana per incontrare i coordinatori regionali. Appuntamento da tempo in agenda ma il leader di Fi ha preferito posticipare a dopo l’esito del voto siciliano.

Ai dirigenti sul territorio il Cavaliere chiederà di impostare la campagna elettorale sul voto utile ai moderati come unico argine contro il populismo dei Cinque Stelle. Parallelamente alle elezioni politiche però c’è da pensare anche alle elezioni regionali ed in particolare alla scelta del candidato per il Lazio.

Gli azzurri sono in fibrillazione convinti che dopo il sostegno a Musumeci (candidato in primis della Meloni) e la riconferma di Maroni in Lombardia per la Pisana vada scelto un candidato tra gli azzurri. Il problema però è il nome da sottoporre agli alleati che a differenza di FI hanno già in mente dei nomi: oltre a quello del sindaco di Amatrice (che piace in particolare a Salvini) si fa strada anche l’ipotesi di Fabio Rampelli, capogruppo di Fdi alla Camera e uomo forte del partito nel Lazio.

Il rischio che gli azzurri vogliono evitare non è solo quello di dover ancora una volta andare al traino degli alleati ma anche evitare di ripetere quanto accaduto per il comune di Roma dove il centrodestra si presentò diviso. La ‘grana’ sarà uno dei nodi che dovranno scogliere i tre leader nel prossimo incontro. Un vertice non è ancora stato fissato, a sentire i rumors di Arcore da parte di Berlusconi non ci sarebbe tutta questa fretta.

(di Yasmin Inangiray/ANSA)

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