Pensioni: emendamento per Ape e donne dopo il 30 novembre

Una signora seduta davanti allo sportello delle pensioni. (ANSA)

 


ROMA. – Il governo andrà avanti sul pacchetto pensioni e presenterà dopo il 30 novembre l’emendamento alla legge di bilancio, che a quel punto quasi sicuramente sarà alla Camera, per allargare la platea dell’Ape social, l’anticipo pensionistico a carico dello Stato, e gli ‘sconti’ contributivi per le lavoratrici con figli.

A indicare il timing, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, spiegando che poiché “impegna le risorse residue non utilizzate, fino a quando non ci sarà la Conferenza dei servizi, prevista il 30 novembre, non si può fare una norma” non avendo prima, appunto, una cifra “certa”.

Intanto la Cgil prepara la manifestazione di sabato 2 dicembre, guarda al dibattito “vivace” in parlamento, anche per un rinvio dello scatto a 67 anni che resta “un’ipotesi”, come dice la segretaria generale Susanna Camusso. E al leader della Lega, Matteo Salvini, che dice “siamo pronti a scendere in piazza con chiunque pur di difendere i diritti dei lavoratori e dei pensionati”, la stessa Camusso risponde: “Penso che faccia parte del dibattito politico, ma non bisogna dimenticare che serve sempre coerenza. La riforma Fornero delle pensioni è in parte un effetto della precedente legge firmata da Maroni”.

Salvini, già nei giorni scorsi, ha annunciato nel weekend tra il 2 e il 3 dicembre manifestazioni “in mille piazze” d’Italia contro lo ius soli ma “anche per pensioni e lavoro”.

La platea dell’Ape social, secondo l’impegno messo nero su bianco dal governo nel documento presentato ai sindacati (e non condiviso dalla Cgil), sarà ampliata per il 2018 alle quattro nuove categorie di lavori gravosi (oltre le undici già previste), ossia operai e braccianti agricoli, marittimi, siderurgici e pescatori. Si arriverà così alle 15 categorie di lavori gravosi che dal 2019 (in base all’emendamento già presentato dal governo al Senato) saranno esclusi dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Per le lavoratrici, invece, l’impegno è quello di allargare fino ad un massimo di un anno per ogni figlio, entro il limite di due anni, lo sconto sui requisiti di accesso all’Ape social.

Nella versione della legge di bilancio già in Parlamento, la riduzione prevista è di sei mesi per ogni figlio, sempre entro un massimo di due anni. Di fatto, quindi, le donne disoccupate o disabili che hanno gli altri requisiti per l’Ape social avranno bisogno di 28 anni di contributi nel caso abbiano due figli; invece per le lavoratrici impegnate in attività gravose saranno necessari, nel caso della presenza di due figli, 34 anni di contributi. Sul pacchetto pensioni dell’esecutivo “il nostro giudizio non cambia”, afferma Camusso, sottolineando che “lo stesso governo ridimensiona di molto le platee” degli ‘esonerati’.

Vanno avanti, intanto, gli incontri tra i sindacati ed i gruppi parlamentari. Oggi è stata la Uil, guidata dal segretario generale Carmelo Barbagallo, ad incontrare Mdp: “Abbiamo chiesto di lavorare perché il provvedimento sia approvato e migliorato”. Lunedì una delegazione della Cisl, guidata dalla segretaria generale Annamaria Furlan, incontrerà il Pd.

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