Ap, con Pd o soli? Sette giorni per decidere

Matteo Renzi e Angelino Alfano in un'immagine d'archivio. ANSA / ANGELO CARCONI
Matteo Renzi e Angelino Alfano in un’immagine d’archivio. ANSA / ANGELO CARCONI

 

 

ROMA. – Sette giorni per decidere il proprio destino. Ap, al termine di una direzione fiume, chiude la porta al centrodestra, ma non apre ancora quella al Pd: un’ulteriore “istruttoria”, infatti, verificherà da qui a venerdì prossimo se esistono o meno le condizioni per allearsi con i Dem alle Politiche.

E’ Angelino Alfano a proporre “le esplorazioni supplementari”, consapevole del fatto che a diversi esponenti centristi l’idea di allearsi con il Pd continua a non piacere e tenendo aperto più di uno spiraglio all’ipotesi – che piace al coordinatore Maurizio Lupi – di correre da soli, alla guida di un’aggregazione di moderati. Ma la proposta di Alfano vede il netto “no” degli esponenti lombardi, che invece continuano a guardare a Silvio Berlusconi.

Decisivi saranno i nodi dello ius soli e del biotestamento. E l’apertura di Matteo Renzi su quest’ultimo provvedimento arriva come un fulmine a ciel sereno nella direzione centrista. “Questi sono temi identitari, diciamo no e non accetteremo la fiducia”, sbotta Lupi, mentre Alfano rimarca come, anche in caso di alleanza con il Pd, “Ap non voterà il candidato premier Dem ma il suo candidato”.

I 64 (su 88) delegati della Direzione Nazionale di Ap si riuniscono ad una settimana dalla nettissima chiusura – a Porta a Porta – di Berlusconi a un ritorno degli “ex”. E, quelle del leader FI, sono parole che pesano. “L’alleanza con il centrodestra non è un’opzione in campo. Sarebbe da coglioni allearsi con chi ci considera ininfluente”, sottolinea Lupi ribadendo a FI, ma anche ai suoi colleghi ,come AP “non è né morto, né scomparso. Gli ultimi sondaggi ci danno al 2,8%”.

Ed è con questa motivazione che Lupi vuole dare forza all’idea di una corsa elettorale in solitaria. Solo venerdì prossimo, comunque, si arriverà ad un verdetto. Al momento, all’interno di Ap permangono “sensibilità diverse”, come ammette lo stesso Alfano al termine della riunione. Piuttosto folto appare il gruppo che guarda al Pd e che, per usare un eufemismo, accoglierebbe con poco entusiasmo la corsa solitaria di Ap.

“Berlusconi sta con i populisti e da soli rischiamo di scomparire”, spiega Sergio Pizzolante, tra i più attivi – assieme a Fabrizio Cicchitto – nel tentativo di non smontare l’alleanza di governo alle Politiche. “Serve garantire al prossimo governo italiano di non essere populista”, sottolinea il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Ma dalla Direzione  emerge nettamente anche una minoranza interna, guidata da Roberto Formigoni, Raffaele Cattaneo e Gabriele Albertini, i tre “no” alla proposta di Alfano.

“Io resto, ma fra una settimana anche gli altri capiranno che l’alleanza con il Pd è impraticabile”, sottolinea Formigoni che puntava a un documento che dichiarasse chiuso il rapporto con i Dem. Documento poi superato dalla proposta di Alfano ma che, venerdì prossimo, potrebbe fare da base per chi, tra i centristi, con il Pd non ha alcuna intenzione di allearsi.

(di Michele Esposito/ANSA)

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