La riforma di Dublino in stallo, l’Europa resta divisa

Bandiere dell'Europa al vento. Ue
Bandiere dell'Europa al vento. (Lapresse)

 


BRUXELLES. – “L’indisponibilità di alcuni Paesi è inaccettabile”. Il premier Paolo Gentiloni stigmatizza l’intransigenza dei Paesi dell’Europa centrale sulle quote obbligatorie per le relocation dei richiedenti asilo. Una posizione quella dei Visegrad, che tiene in ostaggio la riforma del regolamento di Dublino ormai da troppi mesi.

A dare manforte al presidente del consiglio italiano è la cancelliera tedesca Angela Merkel, decisa a non lasciar passare la linea della “solidarietà selettiva”, e a chiudere la riforma a giugno, con le quote, come previsto dalla proposta sul tavolo. E’ ampiamente passata la mezzanotte quando il leader ungherese Viktor Orban posta il videomessaggio sul suo profilo Facebook in cui descrive “la battaglia serrata” a cena.

“Slovacchi, sloveni, polacchi, cechi e noi, abbiamo combattuto bene e difeso le nostre posizioni. Ma il confronto non è finito, ci rivedremo a marzo”, avverte con tono di sfida, sapendo però che col passare dei mesi la battaglia si farà sempre più dura, perché la maggioranza dei Paesi europei è decisa a trovare un accordo entro la fine della presidenza di turno bulgara.

E nonostante il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, prema sulla necessità di arrivare ad una decisione unanime, l’ipotesi che a giugno si ricorra ad un voto a maggioranza qualificata, appare sempre più probabile. Alla cena, raccontano fonti diplomatiche, i più duri sono stati Orban e il polacco Mateusz Morawiecki (quest’ultimo al suo debutto al vertice).

“E’ stato un confronto teso, molto emotivo. Ma almeno questa volta nessuno ha urlato”, ammettono. “La discussione è stata feroce. Le differenze sono ancora profonde”, spiega il premier olandese Mark Rutte. Ma “è pericoloso anche pensare, che si possa fare a meno di un meccanismo permanente” evidenzia il leader lussemburghese Xavier Bettel.

All’incontro, dicono ancora le fonti, il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ha invitato “alla calma”, cercando di mettere in luce “il successo” delle ‘relocation’, che hanno contribuito ad allentare la pressione su Italia e Grecia, col trasferimento di oltre 32mila profughi.

La cancelliera tedesca, rivolgendosi a Tusk, ha avvertito “di non aver gradito che si fosse limitato a dire che le regole messe in campo non funzionano”. Sollecitandolo “a lavorare”. E anche il premier Gentiloni ha fatto presente che non si può “accreditare la possibilità di considerare le decisioni dell’Unione come un optional”.

Dal canto suo Tusk, che nei giorni scorsi aveva fatto scoppiare una polemica, inviando ai leader un documento in cui definiva le quote obbligatorie “divisive” e “inefficaci”, insiste: “non ho cambiato idea. Ciò che serve è un metodo efficace per fermare il flusso di migranti. Voglio tenere l’Europa unita e per questo cerco una soluzione all’unanimità”.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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