“Come è bella la città”, ma viverci costa 500 euro in più

 

ROMA. – Vivere in una grande città ha il suo prezzo. Una sorta di tassa senza etichetta che l’Istat stima in quasi 500 euro al mese. Da Roma a Napoli, da Firenze a Torino il caro-città si fa sentire sulla spesa media delle famiglie, sovraccaricata di oltre il 20% rispetto a quella dei comuni di media e piccola taglia.

Ecco allora che spunta in modo chiaro, misurato in euro, il divario tra centro e periferia, che va ad aggiungersi alle tante fratture già note e certificate, da quella tra Nord e Sud al ‘gap’ generazionale. “Vieni vieni in città che stai a fare in campagna”, cantava Giorgio Gaber in “Com’è bella la città”. Era il 1969 e l’ispiratrice era Milano.

Lasciare il paesino aveva ed ha i suoi effetti indesiderati e nell’elenco dei ‘contro’, a questo punto, c’è posto anche per i, precisamente, 491 euro che dividono i comuni centro dell’area metropolitana da quelli sotto i 50 mila abitanti. Da una spesa familiare di 2.899 a una di 2.407 euro mensili.

L’Istat, nell’Annuario statistico, fa notare come il capitolo abitazione faccia la parte da leone. A fare la differenza è quindi la casa, che in città assorbe il 44% del portafoglio familiare, quasi dieci punti percentuali in più della media. D’altra parte nei capoluoghi la quota di chi vive in affitto è più alta (il 22,5% contro il 17,5% del resto). E spesso la retta è salata, quella standard è di 481 euro, ben 130 euro in più a confronto con i municipi più piccoli.

Stesso discorso per i mutui, con uno sconto per chi sta ‘fuori porta’ di circa 100 euro (si passa dai 653 ai 564 euro mensili). Fin qui i dati del 2016, anno in cui i divari tra città e campagna sembrano essere esplosi. Guardando le cifre dell’anno prima, infatti, le distanze, sempre in euro, non mancavano ma erano decisamente più attenuate, più che dimezzate: la differenza di spesa si fermava a 194 euro.

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